Conscia che quasi tutto è stato detto, cercherò di limare le ripetizioni, o quantomeno di riprendere il pensiero di altri integrandolo con mie riflessioni.
CONTIENE UNA QUANTITA? DI SPOILER TALE DA DANNEGGIARE CHI NON HA LETTO L?ALBO
L?ubiquo Mignacco ritorna a quasi un anno di distanza sulla serie mensile, sempre coadiuvato da Roi, con una storia che ritengo fare acqua da tutte le parti.
1) Come storia d?introspezione. La dichiarata ripresa del tema di fondo de <i>I ricordi sepolti</i>, la razionalizzazione di traumi infantili/giovanili, si arresta in realtà a questa ?dichiarazione d?intenti?: se nell?albo sopraccitato, infatti, tale <i>leitmotiv</i> si traduce (sia pure a sprazzi) in scene visionarie e discretamente inquietanti, qui non abbiamo nulla di tutto ciò (giusto il ricordo iniziale di Luc offre qualcosina di più in questo senso, ma è davvero poco), e la visione finale di Dylan, davvero posticcia e gratuita, visto che sarà ulteriormente confutata, chiude idealmente il cerchio. Alla scarsa credibilità dei supposti alieni contribuisce, a mio avviso, anche una rappresentazione grafica poco suggestiva e inequivocabile (credo comunque concordata tra sceneggiatore e disegnatore); in proposito, voglio citare una battuta davvero esilarante di Luc (p. 39): ?? Aveva la faccia bianca, bianchissima! Con buchi neri in corrispondenza di occhi e bocca! Non sembrava? di questa terra!?. Tagliando l?ultima frase, sembra davvero un indovinello per bambini a cui poter rispondere in coro: ?è una maschera da hockey!?
2) Come giallo/thriller. Dario ha già abbondantemente sviscerato le magagne del <i>plot</i>, ma ? al di là dell?estrema fragilità delle premesse e degli sviluppi di tutta la vicenda e dell?uso di <i>cliché</i> triti e ritriti (presentazione, sin dall?inizio, di un colpevole che, naturalmente, non potrà mai essere tale; omicidio di una persona che, coincidenza, sa tutto, sotto gli occhi del protagonista che, coincidenza, giunge con quell?attimo di ritardo che non gli consente di salvarla) - mi è saltato all?occhio qualcos?altro.
- p. 41: dopo essere tornato nella sua città natale, chiamato dalla zia che cordialmente lo odia e addirittura lo ritiene influenzato dal demonio (!), ma che pure lo ha cresciuto dopo la morte dei nonni, Luc ? ritenuto, assieme alla sua famiglia, nel mirino dell?evaso Weller, tanto che viene lasciato un agente di guardia a casa Walfort ? si reca, giustamente, a dormire in albergo.
- p. 49: l?ipotesi che Weller, il quale, si badi bene, ha giurato vendetta all?intera città di Borel? ehm Northland (e già questo è da ammazzarsi dalle risate!), possa aver scelto come vittima Frances Laine per un?intervista rilasciata in cui stigmatizza l?operato della banda degli ?hockeysti? è veramente arguta e plausibile.
- p. 69: oltre alla stranezza delle modalità dell?incontro richiesto da Fell (?da solo e? sprovvisto della benché minima precauzione contro i suoi ex compari?), mi chiedo perché i suddetti compari, che pure lo tenevano d?occhio, gli abbiano dato la possibilità di chiamare Dylan non una ma TRE volte (p. 68) prima di eliminarlo.
- p. 77: non mi è chiaro come Dylan, che continua a cambiare idea a ripetizione, possa ricevere conferma del sospetto ?che l?assassino sia qualcuno del posto? dalle poche generiche parole di Fell (?Tu sei l'investigatore di Londra, giusto? Beh, io so chi ha ucciso Frances Laine e Joy Stone, e perché l'ha fatto! Ti dirò tutto se ti presenti entro un quarto d'ora alla vecchia casa dei Faraday... da solo!?). Il delatore è sì chiaramente identificabile come persona del luogo, ma l?assassino non necessariamente.
- In generale, il titolare di testata non si raccapezza affatto nel susseguirsi frenetico (!) degli eventi, e ancora alla fine non capisce chi possano essere i due membri ancora ignoti della banda (p. 94), nonostante credo mancassero solo loro all?appello! E ci lascerebbe le penne (a proposito, ma perché i delinquenti dovrebbero colpire due persone per loro così pericolose con un dardo soporifero e non freddarle direttamente?), se non fosse stato per i poliziotti allertati da Seamus (altro espediente magnifico, ma almeno dà un minimo di senso al personaggio di Geena Walfort, per il resto inutile).
3) Come costruzione narrativa, per quando detto ai punti 1 e 2 oltreché per i dialoghi circensi (!) e imbarazzanti e i personaggi che dire delineati con la sottigliezza e delicatezza di un?accettata è poco (anche Mimi Yang, nonostante bilanci, come dice Dario, la schizofrenia di Luc, è francamente poca cosa).
Se poi anche Roi è scarsamente convincente (va bene ?l?arte del levare?, per dirla alla Michelangelo, ma le tavole sono veramente ?scarne, piatte e poco particolareggiate?, per me sensibilmente peggiori che ne <i>I ricordi sepolti</i>), c?è davvero poco da salvare: la strana interazione Dylan/Mimi, che avrebbe potuto offrire qualche spunto inedito e carino (ma tutto è stato vanificato dai dialoghi e da una cattiva contestualizzazione delle situazioni), sparute uscite del titolare di testata (su tutte, quella alla terza vignetta di p. 75), un Groucho fortemente centellinato ma abbastanza in forma (con stuzzicante possibilità di interpretazione metafumettistica della sua ultima battuta, come già rilevato), le citazioni letterarie e musicali. Ma, appunto, è troppo poco.
Conclusione: se ho ritenuto mediocre un albo come <i>Il custode</i>, nel qualche ho tangibilmente percepito un impegno maggiore, questo <i> Da una lontana galassia</i> è gravemente INSUFFICIENTE.
Ciao,
Federica
_____________________________________________________________________
Il se peut dire, avec apparence, qu'il y a ignorance abecedaire, qui va devant la science; une autre, doctorale, qui vient après la science; ignorance que la science faict et engendre, tout ainsi comme elle defaict et destruit la premiere.
|