allora ho letto finalmente questa storia così "esaltata" da tanti. Risultato: totale estraniamento.
Un dato molto semplice, quello NON è Dylan, è un personaggio con le fattezze e l'abito di Dylan ma non è lui. Ho pensato che forse possa essere Recchioni, come anticipato in apertura dell'albo, che riscrive la sua triste esperienza. E' scritta bene, traccia in maniera davvero dettagliata il percorso di un malato, le sue sensazioni, timori, speranze, gelosie, frustrazioni, ma non è Dylan quello, torno a ripeterlo. Non mi va di essere buonista e dire che ci troviamo di fronte ad un capolavoro solo per non "dare contro", per così dire, a Recchioni, per questa storia con Dylan non c'entra nulla, ma potrebbe avere il suo perché se inserita in qualche genere di racconto educativo per mostrare la tragedia umana dei malati e lo dice qui una persona attentissima a questi problemi, altro che l'ipocondria di Dylan, io a differenza sua infatti gli esami li faccio e ben lungi dal lasciarmi assorbire da intricate indagini e relazioni sentimentali sempre diverse più di una volta ho rischiato, ed anzi sono caduto in forme depressive per questo motivo. Quindi il mio non è un discorso superficiale.
Io ho sempre letto al contrario Dyd perché voglio pensare ad un mondo senza malattie, senza drammi irrisolvibili, senza, appunto come viene detto, l'unica opzione dell'accettazione passiva. Leggere questa storia mi ha fatto venire il magone, una pesantezza infinita, di sicuro non è una lettura piacevole e direi nemmeno impegnata perché inserita in un contesto che non le è proprio. Tralascio la pedanteria di correggere il titolo, perché mater morbi significa madre dellA malattia e non dellE, ma poi si sarebbe andata a far benedire l'assonanza, non so bene per quale motivo ricercata, con la mater orbi, la madre del mondo.
E questo è tutto, un altro gradino verso un mondo che a Dylan non appartiene, sfruttando la sua immagine, di fatto, senza una vera conciliazione con la sua storia, il suo mondo, il suo personaggio. E infine la stroncatura, che ribadisco non essere nell'analisi, profonda ed acuta della psicologia del malato, ma fuori contesto, deriva dal fatto che io in Dyd, e penso tanti come me, cercano lettura di evasione, passare un'ora al di là dei problemi dell'agghiacciante realtà.
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