Finalmente, dopo non so più quante boiate, un albo che si lascia leggere volentieri e fino in fondo
pur restando ben lontano dalla qualifica di 'capolavoro'.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
Questo è probabilmente il soggetto meno personale della Barbato.
La storia è infatti rigorosamente "di formula". Sembra un episodio di
Ai confini della realtà interpretato da Dylan.
Sia chiaro che non lo considero affatto un difetto. Mille volte meglio una buona prosa che una brutta poesia!
E' un'autentica boccata d'ossigeno leggere per una volta qualcosa di accattivante dopo tante insulse storie che pretendevano velleitariamente di fare analisi socio-politiche o svolazzi pindarici, quasi sempre con risultati patetici...
Il soggetto in sè non può certo dirsi originale. Oltre a ricordare le trame di non so quanti film e racconti, è pressochè IDENTICO a quello di
Storie Blu n.30,
"Circuito chiuso".
Per la cronaca, il 'circuito chiuso' del titolo è quello temporale in cui il protagonista si ritrova a inseguire se stesso senza possibilità di alterare gli eventi.
Badate: non sto insinuando che la Barbato abbia copiato! Dubito MOLTO che abbia l'abitudine di leggere fumetti porno sado-maso
(perchè le
Storie Blu sono soprattutto quello, al di là della genialità e dell'originalità dei soggetti). E' solo per sottolineare quanto il tema sia formulaico.
L'inizio della storia è piuttosto faticoso, con il pesante pistolotto sulla 'farfallonaggine' di Dylan. Ne abbiamo letto una simile nella storia breve del Color Fest... Per quanto si stimi la Barbato, è dura digerire due identiche 'tirate' a pochi giorni di distanza l'una dall'altra.
Per fortuna, dopo la morte di Becky, la storia ingrana e non molla la presa fino alla fine. Forse ci sono un po' troppi balloon riflessivi, ma anche così il ritmo non conosce cedimenti e l'opera corre spedita come un treno.
Dylan è più cupo e negativo del solito, ma ciò avviene perchè è il soggetto -fortemente articolato- a influenzare il personaggio che lo 'interpreta' (mentre di solito avviene il contrario).
Lo stesso avveniva in
Circuito chiuso, tra l'altro, dove però la cosa era più digeribile visto che lì il protagonista era presentato fin da subito come assolutamente negativo.
Gli altri personaggi sono meramente funzionali. Anche qui, è il soggetto a imporsi su tutto il resto.
Ripeto tuttavia che non considero la cosa un difetto. Questa storia per funzionare aveva bisogno di focalizzarsi sull'intreccio e sulla suspense che ne deriva, non sui personaggi in sè.
Al tutto darei un 7, ma alzo il voto a 8 perchè sbavo per Casertano
anche se in tempi recenti il suo tratto si è un po' normalizzato.