<i>Il vecchio che legge</i>: sembra che io sia uno dei primi (forse il secondo, dopo Cyber Dylan) a non essere pienamente soddisfatto da questa storia. Che è dignitosissima e supera ampiamente la sufficienza, ma che a differenza di voi non mi è sembrata del tutto riuscita. Il problema principale è che 94 tavole sono decisamente troppe per raccontarla, e la parte centrale finisce per risultare annacquata e meno incisiva di quel che sarebbe potuta essere, se solo fosse stata più concisa: la trama è piuttosto esile, e le trovate di Celoni non bastano a sorreggerla fino in fondo (sebbene alcune sequenze siano visivamente ottime, su tutta quella delle "creature" naziste). L'inizio è buono e la conclusione è discreta, ma la parte centrale è sì e no sufficiente. C'è da dire che, se Celoni sbaglia, lo fa per troppo amore: è evidente che "sente" molto il personaggio, e che la tematica dell'albo lo tocca da vicino. Così, cerca di scrivere una storia ricca (fin troppo, IMO) di suggestioni, senza però riuscire a dotarla del giusto "scheletro". Come esordio è comunque positivo, e in ogni caso una storia imperfetta ma viva come questa è mille volte preferibile a certi compitini corretti ma senz'anima che ogni tanto (ma neanche troppo spesso, vista la situazione disastrosa di Dylan) capita di leggere sulla testata.
<i>Blatte</i>: buona storia breve, prevedibile e tutt'altro che rivoluzionaria ma scritta bene e molto divertente. Bravo Gualdoni, che sta davvero iniziando a ingranare, e bravo Saudelli.
<i>Tueentoun</i>: il vero gioiello del Gigante. La Barbato è acida e cattiva come ai bei tempi, e la storia è folle e inquietante quanto basta. Alcune trovate sono realmente folgoranti, e la lettura è sempre piacevole: nemmeno la parte conclusiva, ricca di dense nuvolette, mi è parsa faticosa, e una volta tanto lo "spiegone" mi è sembrato necessario. Certo, come tutte le storie riuscite della Barbato, anche questa - per tematiche e svolgimento - è piuttosto pesante e perfino deprimente, ma Paola sa scrivere, e sa manovrare con sicurezza e abilità il proprio materiale narrativo. Davvero una buona lettura.
<i>Per una rosa</i>: io e Di Gregorio siamo destinati a non capirci. Trovo il suo Dylan irritante e le sue storie inutilmente ambiziose: questa non fa eccezione. Con sole 24 pagine a disposizione non sarebbe il caso di mirare un po' più in basso, e accontentarsi di divertire? Gualdoni c'è riuscito benissimo; Di Gregorio, a parer mio, no. Non che <i>Per una rosa</i> sia un disastro, ma rimane comunque il racconto peggiore dell'albo, poco interessante (neanch'io vado matto per <i>Il Piccolo Principe</i>) e inutilmente velleitario; cosa ben più grave, il povero Dall'Agnol viene nuovamentente sprecato. Da quant'è che il geniale Piero non si trova a illustrare una storia degna di questo nome?
Considerazioni conclusive: nonostante il racconto conclusivo, il Gigante è davvero di buona fattura. Inoltre - ma può essere benissimo che si tratti di un caso -, nonostante le tavole delle storie di 94 pagine non siano state realizzate tenendo conto di una pubblicazione in grande formato, sia Celoni sia Brindisi hanno un tratto che "rende" bene anche in questa dimensione: il primo per il suo raffinato tratteggio e per la ricchezza di particolari delle sue vignette, il secondo per la pulizia e la precisione dei suoi pennelli. Insomma, visivamente questo Gigante è davvero di ottimo livello, e per una volta anche il livello delle sceneggiature è soddisfacente. Ben fatto!
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