Un Maxi superiore alla media - non che ci voglia troppo, visto che la 'media' di solito è infima.
La radio fantasmaBuona storia.
Ruju sforna un classico giallo, ma per una volta è un giallo che funziona.
Il colpevole non è di quelli che si scoprono subito. Certo, il personaggio suscita sospetti, ma la sua vera identità è abbastanza a sorpresa.
Inoltre l'albo ha tocchi di sceneggiatura intelligenti, come il ripetuto primissimo piano sul volto dello speaker che solo alla fine scopriremo essere un poster. Questa è proprio un'idea degna di un buon fumetto, dato che in un film sarebbe impossibile da realizzare.
Il motivo del fantasma è usato in maniera non banale, dato che TUTTO in questa storia ha un'alone fantasmatico: lo speaker, la radio in sfacelo, l'assassino che è di fatto "un fantasma dentro a un fantasma"...
Certo, il killer è figurativamente troppo generico per funzionare come icona e i personaggi si limitano a essere funzionali, ma c'è più atmosfera rispetto alla media dei gialli rujani e anche più suspense.
Encomiabile pure il fatto che Dylan agisca come investigatore 'intelligente', anzichè limitarsi a vagolare in attesa della botta di culo risolutiva.
Voto : 7
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Cavie umaneNoia al quadrato!
La principale preoccupazione di De Nardo è farci capire che
la droga fa male.
Ma pensa te! Meno male che me l'ha detto lui, se no la usavo come borotalco per bambini...
La storia vede un gruppo di scienziati senza cuore (quanta originalità!) contrapposti a dei tossici strafatti che non hanno di meglio da fare che accopparsi tra di loro, quando non accoppano qualcun altro. Dylan passa quasi tutto il tempo a fare tappezzeria.
E' incredibile che una storia con così tanti cadaveri possa al contempo essere tanto piatta e del tutto priva di tensione.
Voto : 4
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La vita rubataAccatino crea un soggetto basato su merce rara al giorno d'oggi (e anche al giorno di ieri): un'idea originale.
Non parlo dell'ambientazione tra i barboni, ma dell'idea della 'vita rubata' da un minuto all'altro da un perfetto sconosciuto di cui nulla si sa e nulla mai sapremo.
Il senso di angoscia è autentico e palpabile, anche se le didascalie sono talora un po' pretenziose, volendo essere 'letterarie' a tutti i costi (ma è un difetto tipico degli sceneggiatori alle prime armi; perlomeno Accatino non ci stordisce con muri di testo come la Barbato degli inizi).
Molte sequenze sono magistrali, anche se un po' implausibili (il barbone non voleva uccidere Dylan: allora perchè sparargli quando questo era nascosto dietro la poltrona? come faceva a sapere dove mirare?)
Il difetto principale è che il soggetto è insufficiente per 94 pagine. Così, a mò di riempitivo, viene inserita la parte sul serial-killer di barboni, abbastanza inutile e fine a se stessa.
La vicenda di Dylan e quella del killer procedono su binari separati per quasi tutto l'albo, e quando finalmente si incontrano lo fanno in modo pretestuoso (semplicemente perchè Dylan aveva bisogno di un cadavere da spacciare per se stesso!).
Dal punto di vista socio-politico,
Il marchio rosso resta inarrivabile. E come pura exploitation
Feste di sangue è più divertente (non migliore : più divertente), ma anche così
La vita rubata resta una storia memorabile.
Accatino in seguito ha rivelato costanti miglioramenti.
Voto : 8