Non so se all'epoca qualcuno avesse notato la singolare coincidenza (non certo io, che pensavo a tutt'altro), ma quest'albo, incentrato sulla figura di un politico di successo, sgradevole, e coinvolto in affari non chiarissimi, arrivò nelle edicole appena due mesi dopo l'elezione di Berlusconi...
Uno spunto alla "Zona morta" mette in moto la vicenda, ma Chiaverotti è in riserva, e si vede: non solo nel riciclaggio creativo (anche qui troviamo un sogno/visione il cui protagonista si trasforma in un angelo, preludio a una "metamorfosi" -qui però la sequenza è decisamente più suggestiva), e nelle ripetute scivolate nella retorica populista, ma più in generale nella difficoltà di gestire le redini della storia, che si traduce nel ricorso a soluzioni affrettate o implausibili. Fin troppo comoda, ad esempio, la loquacità dei pensieri dei personaggi, che spiegano tutto al lettore (Kyle, Arnold), ma anche dei loro discorsi, come nel caso di Zorex che rivela involontariamente a Dylan l'ubicazione di Shablands con un giro di frase terribilmente artefatto ("... al sesto miglio da Stepford ci sono le streghe!").
Dylan è abbastanza attivo, vero, ma rimane del tutto inspiegabile come mai non riesca a riconoscere in Kleiser l'uomo del sogno/avvertimento (nota: neppure io l'avevo riconosciuto, ma è chiaro che deve essere lui, perché è lo stesso Kleiser a rivelargli di avergli "inviato" quel sogno o visione che sia), cosa che presumibilmente lo avrebbe condotto a parlargli di Shablands e a scoprire un po' prima la verità.
Anche il finale lascia forti dubbi, sia per la ricostruzione di Kleiser (che, a pagina 96, riesce a infilare quattro "forse" in cinque vignette), sia per la sua scelta conclusiva: se, come mi pare di capire, si vuole alludere alla possibilità di un loop, perché mai Kleiser dovrebbe scegliere di mandare nuovamente il suo "messaggio" a Dylan Dog, già sapendo che metterà in moto una catena di eventi che lo condurrà nuovamente a beccarsi un proiettile in gola?
Di positivo restano fondamentalmente i disegni di Freghieri (mi avevano colpito molto, ai tempi, e mi piacciono ancora, in particolare la "smaterializzazione" di Zorex a pagina 20, e l'ultima tavola), benché la sua prova mi sembri discontinua: in alcuni punti le sue tavole sono elegantissime, in altri -a volte perfino nella stessa vignetta- ci sono degli elementi che sembrano proprio "tirati via".