h.16.35
Eccomi a commentare questo primo Color Fest.
Il ritardo è dovuto alla villeggiatura: nonostante la pigrizia l? albo l? avevo letto subito dopo l? uscita.
Premetto che le precedenti pagine del topic le ho consultate in modo assai poco approfondito, quindi spero mi perdonerete eventuali (ed involontari) furti di opinioni altrui.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
<b>DYLAN IN WONDERLAND</b>
Se Brindisi, per l? ennesima volta accompagnato dai colori, non fa altro che confermare le proprie doti artistiche, Gualdoni alla prima prova sembra già a suo agio con Dylan: dall? atmosfera fiabesca, ai sogni/incubi d? infanzia, alle immagini poetiche, alla location (Crossgate), alla dimestichezza con i flash-back, alle trovate conclusive (riuscita quella del Dylan che non è Dylan), è tutto puramente dylaniato. Anche troppo. Così ci si deve sorbire un finale prevedibile (Alice era gravemente malata e di lì a poco sarebbe morta) e una buona dose di insopportabile retorica nelle ultime due pagine (?La sola via di fuga è credere nei sogni!?, o ??perché i veri amici non si abbandonano mai?). Puramente dylaniato anche questo (purtroppo).
<b>FUORI TEMPO MASSIMO</b>
Ecco la prima gemma che ci offre la nuova collana: con sole 32 pagine a disposizione è difficile fare di meglio (ci riuscirono forse solo Sclavi & Ambrosini con ?Margherite?). Recchioni, il nostro RRobe, inizialmente ci seduce con la classica caccia ad un ?mostro? risvegliatosi dal coma, per poi spiazzarci con un finale magistrale, dissacrante e volutamente improbabile (eccellente la battuta sui Duran Duran): non è con le armi che Dylan ferma Axel Neil, ma con la dialettica: gli anni ?80 sono finiti, e con loro le frasi a effetto del killer, il suo look, il suo modus operandi e i film splatter che lui tanto amava. Axel d? un tratto si ritrova in un mondo che non è più il proprio e sceglie la via del manicomio, ritenendolo preferibile rispetto alla nuova realtà che lo circonda.
E così anche noi lettori ci accorgiamo del tempo che è passato, della distanza che ci separa da quell? ?86 nel quale il nostro fumetto invadeva le edicole. Mentre Dyd si ripropone mensilmente il contesto cambia, le mode cambiano. Ha senso sperare che la testata resti immutata e che si isoli nel proprio angolo di anni ?80? Ha senso invocare le poetiche e i cliché del passato?
Una citazione la merita anche il bravissimo Carnevale: le sue tavole, originali ed espressive, a volte riportano alla memoria il tratto di Ambrosini e quello di Venturi.
<b>L? ACCALAPPIASOGNI</b>
E? vero che lo scopo del Color Fest era il ?contaminare? l? horror dylaniato con altri generi fumettistici e con la fantasia di nuovi autori; è vero che Faraci ha ammesso di aver voluto sperimentare; è vero che il tratto di Gianfelice (che un po? ricorda Palumbo) è decisamente disneyano. Però una storia del genere il lettore ultradodicenne preferirebbe non leggerla. Il soggetto è estremamente elementare, l? uso del fantasy è talmente sfrenato da risultare stucchevole.
Faraci (che, strano ma vero, è l? unico dei 4 autori ad avere una certa esperienza con Dylan) ?stupra? il personaggio rendendolo protagonista di un raccontino per bambini; solo con ?Un mondo sconosciuto? il nostro Tito aveva fatto di peggio: a conti fatti il suo unico vero acuto sulle frequenze dylaniate resta ?I peccatori di Hellborn?.
<b>IL VAMPIRO DEI COLORI</b>
Dopo ?Il passo del gambero? Di Gregorio ci regala un'altra storia più che discreta, dylaniata quanto basta e persino abbastanza originale. Le idee per fortuna ci sono, un buon Casertano anche. A questo punto la speranza è che lo sceneggiatore possa esordire al più presto sulla serie regolare: a momenti si colgono nella sua opera sprazzi di genialità. Come non stupirsi di fronte alla scoperta che la ragazza muta e priva di colore che si reca da Dylan è in realtà un personaggio del film ?Nosferatu? (Murnau) uscito direttamente dalla pellicola cinematografica?
FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER FINE SPOILER
<b>Complessivamente:</b>
Il Color Fest si è rivelato al di sopra delle aspettative: la qualità della carta esalta le colorazioni elettroniche di Tenderini (e di Carnevale per ?Fuori tempo massimo?), la sperimentazione in parte c? è, i nuovi autori (sia gli sceneggiatori, sia i disegnatori) inquadrano da subito il personaggio e le 32 pagine permettono ad alcune storie di essere considerate capolavori grazie ad un? unica idea (?Fuori tempo massimo?) e ad altre, meno riuscite, di far meno danni (?L? accalappiasogni?).
Certo, siamo pur sempre di fronte a quattro racconti brevi: era inutile sperare in un cambio di rotta per Dylan, così come non si poteva scaricare sul Color Fest la responsabilità di innalzare il livello qualitativo del nostro fumetto.
Però pare che l? esperimento nel complesso sia riuscito e, di conseguenza, non ci resta che gioirne, magari immaginando un CF 2008 con almeno una storia di Sclavi. E? chiedere troppo?_
V.M. (vietato ai minori)
V.M. -dal 1986-
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