N.255 LA STANZA NUMERO 63
S
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<i>Si possono inventare mille situazioni, prendendo spunto anche da dettagli insignificanti!</i>
Oggi l'unico futuro possibile per Dyd è quello di riflettere su sè stesso: in questo senso l'albo di Giovanni Di Gregorio segna il passo nella serie. Esaurite le tematiche tradizionali, costretto nella galera del manuale (non c'è niente di peggio di "una storia da manuale"), talvolta ultimamente questo fumetto mostra un coraggio da leone nell'uscire dagli schemi e tornare a emozionare davvero: è successo negli ultimi anni per OLTRE QUELLA PORTA, IL GRAN BASTARDO, MARTY, ASCENSORE PER L'INFERNO, ma soprattutto per questa storia. Moltissimi segnali ci dicono subito che qualcosa non va, che stiamo giocando a un gioco: le situazioni <i>troppo</i> tipiche (il serial killer, la Morte ecc.), le derive nonsense, i personaggi sempre fuori luogo, i loro incroci straniati, e più di tutti la sequenza pag.41-44, dove la storia si ferma e i burattini iniziano amabilmente a dissertare sui possibili esiti. L'inganno è spudorato e ci caschiamo con tutte la scarpe; la riflessione sui fatti/luoghi/situazioni dell'universo Dyd è ovunque, tra rilettura, sfottò e aperta autoironia ("Adesso vanno di moda questi personaggi tormentati che non sanno nemmeno fare a pugni!"). Una storia che evita parecchie trappole: in virtù del meccanismo non rinuncia all'umanità dei personaggi (pag.7, seconda vignetta: tutta la malinconia di Bloch), valorizza al massimo un illustratore discutibile (Cossu ai livelli di OMBRE: anche la rilettura della Nera Signora, in virtù del relativismo finale, acquista senso compiuto), non si incarta mai ma anzi regala sette pagine finali mozzafiato, chiare e precise, illuminanti sul pensiero dell'autore, un colpo di scena GENIALE (diciamolo chiaramente) che resterà nella storia.
A memoria l'unico paragone possibile (oltre a quelli sopracitati), per densità di elaborazione teorica, è il finale di Julia n.45, il capolavoro UNA CARA, CARISSIMA AMICA: è Julia la carissima amica di Berardi, ovvero il suggerito incontro tra Personaggio e Autore.
Insomma, una scelta coraggiosa e radicale - non a caso firmata da un nuovo scrittore -, che ci indica in Di Gregorio un interprete favoloso e conferma che l'uscita dagli schemi è l'unica e ultima stanza numero 63 per questa forma di espressione.
Solo il METAFUMETTO salverà il fumetto, lo dimostra una presa in giro sublime a cui ci arrendiamo e diamo il massimo dei voti.
Voto: 10
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