Cravenroad7

Una delle peggiori storie lette.....disegni a parte

Non ne conservavo un cattivo ricordo, ma la cattiva fama che gli gira intorno mi aveva convinto di essermi sbagliato.
Invece rileggendola non solo l'impressione positiva mi si è confermata, ma direi che si tratta di un albo assolutamente incompreso e sottovalutato.
Per carità, niente di memorabile, ma a mio parere un albo con un suo perché e un suo stile... avercene.

Occhio agli SPOILER

Chiaverotti scrive una storia che apparentemente rispetta i tratti tipici del suo stile, ma in realtà ne ribalta molti presupposti. Ad esempio il suo tipico sensazionalismo è tenuto a freno da una sceneggiatura costantemente sottotono, repressa come i personaggi che mette in scena. Il cattivo è uno squallido stalker, la vittima una mammoletta poco simpatica e in definitiva alla fine si risolve tutto in una sorta di versione chiaverottiana del "non è successo niente" sclaviano. Quello che più mi aggrada è l'atmosfera intrisa di tristezza e fatalismo che si percepisce per tutto l'albo: una storia grigia, piena di personaggi grigi, sul grigiore della vita quotidiana, senza nessuna catarsi e "riscatto" sopranaturale. Anche la consueta tiritera sulla repressione scolastica e il mal di vivere che ne scaturisce è messa giù con inaspettata mancanza di retorica, evitando i più facili schematismi (almeno per gli standard dell'autore).

Sulla scrittura in sé, concordo con Nyarlathotep (magari i dialoghi non sono proprio ottimi, ma più vivi della media di allora e di oggi di sicuro)...


Non mi stupisce piaccia così poco: i fans di Chiaverotti si ritrovano per le mani un albo "crepuscolare", dove il loro beniamino gioca a disinnescare il suo stile (secondo me volutamente, si veda anche la discreta abilità con cui rinnova i tipici ribaltamenti di prospettiva nei due omicidi), i suoi detrattori ritrovano comunque tutti i cliché e i limiti della sua scrittura, senza percepirne il sottile ribaltamento. Per me un albo abbastanza singolare e "pensato" da suscitarmi simpatia.

Pensavo di essere l'unico al mondo a cui non dispiaceva questa storia. Migliore di molte altre di Chiaverotti e migliore di molte altre storie post 200..!

Finito di leggere questo albo adesso, secondo me è un piccolo gioiellino che si merita un 8 tondo tondo.
Cosa ne pensate?

Certi compagni è meglio scordarseli per sempre !
La Strega appena desta...

Questo Chiave non riesco a difenderlo nemmeno io.
Ed è tutto dire...anzi, meglio tacere. Per una volta.

ALOHA

Sulla scia del mio periodo buonista pensavo di poter rivalutare anche quest'albo e invece.. Diciamo che, almeno inizialmente, se pur sotto tono, il buon Claudio qualche chicca delle sue ce la mette: nel "coreografare" gli omicidi se la cava sempre, anche se sanno di già visto. La storia scivolerebbe via sul mediocre, con un Dylan spento e un Groucho con battute pessime (mai visto il dinamico duo così scialbo in un albo di Chiaverotti, si salva almeno Jenkins a livello di umorismo), se non fosse per il finale che conferisce il colpo di grazia finale al lettore. La scena in cui John crede di aver ereditato dei poteri da "Ancient Tortures".. perchè Claudio perchè? Il direttore che si suicida per la stpria del gatto.. Rinaldi meglio che nelle uscite immediatamente precedenti, ma sempre gradini sotto al suo capolavoro "La fata del male".
Insufficiente. Chiaverotti deve tornare per forza, il suo ultimo albo non può essere questo.

Non sono d'accordo con le tanti considerazioni negative verso "Il compagno di scuola".Albo che personalmente ho trovato ben scritto,con una quadratura del cerchio narrativo non trascurabile,e soprattutto divertente.
Niente di eclatante,sia ben chiaro.Siamo lontani dai fasti veri e propri.Ma Chiaverotti ha sfornato una storia,sicuramente non originalissima e ricca di citazioni piu' o meno nascoste,semplice ed efficace.Magari un po' prevedibile,ma come ho detto costruita con mestiere e qualche sequenza di un certo livello.
Il rischio di mandare tutto in vacca c'era,nel finale...quando il protagonista parla dei poteri che derivano dal libro maledetto,prima di capire cosa succede in realta'.Ma per fortuna si e' mantenuto coerente,come ho detto.

L'ultima storia sulla serie regolare di Chiaverotti. Manca a Dylan quest'autore dal sapore adolescenziale ma quasi mai superficiale. Anche qui, seppur non di fronte a una delle sue migliori prove, ci regala un Dylan sottoposto a pressione psicologica. "Il compagno di scuola" parte con una copertina un po' troppo tendente al ridicolo, a me non è mai piaciuta. Risollevano i disegni di Rinaldi (sempre ottimo nelle caratterizzazioni) e la sceneggiatura chiaverottiana che si imbatte in una sorta di "stalking" quando ancora i tg non ne parlavano. E' uno stalking diverso dal solito, da uomo a uomo, più una tortura psicologica fatta da un egocentrico compulsivo fin dall'adolescenza. Alla fine il cattivo vince e al nostro antieroe resta solo la consolazione della sorella della vittima. Poteva essere una storia migliore, di sicuro il lavoro di Chiaverotti è buono e un po' ce lo fa rimpiangere.



ps A pag 93 c'è un errore (almeno nell'inedito): la frase di John è attribuita alla sorella.

il compagno di scuola
ultima storia di chiaverotti, ultimo disastro dell'esimio per quanto ne so (mò tocca a noi zagoriani....)
giocoforza il pensiero corre ai mitici anni ottanta, forse anche per un rinaldi, dallo stile un pò sgraziato, che ricorda lo stile dei montanari e grassani
ma è solo un effetto ottico, la storia è mediocre, qua e là regala qualche sorriso amaro per quanto è cretina
copertina simpatica

voto 5

Concludo la mia personale chiaverottiade, per uno di quegli arabeschi del destino che tanto gli piacciono, proprio nel giorno del suo compleanno (auguri, Claudio! ).

Che a monte vi siano state delle direttive aziendali o una naturale maturazione/evoluzione stilistica, è un fatto che quasi tutto il Chiaverotti dylaniano post-100 (quindi dal 1995 in poi) sia meno arrembante e anarchico e visionario di quello precedente, con una predilezione per storie dall'ambientazione realistica e una maggiore attenzione all'aspetto psicologico. Mutazione che ci ha regalato qualche buona storia ("L'antro della belva", "L'uomo che vende il tempo", "Anima nera" -tutte, peraltro, attraversate da suggestioni fiabesche/favolistiche), ma che nel complesso ha tolto alle sue sceneggiature la vivacità e l'inventiva dei primi anni: e "Il compagno di scuola", sua ultima (per ora...) fatica dylaniana per la serie regolare, non fa eccezione -e i disegni piuttosto vintage di Rinaldi non fanno molto per risollevarne le sorti.

A differenza del precedente "La strega di Brentford", qui almeno c'è un ritmo discreto; ma, come in quell'albo, anche qui Dylan non corre in pratica alcun rischio -e di fatto, oltre a trovare l'indirizzo di Boris, non combina nemmeno granché, in termini di indagine. Quanto ai personaggi, Boris è ovviamente odioso, ma il suo ruolo nella storia lo richiede, e la sua implacabilità persecutoria (non troppo distante dal Brett Pierce di "La sfida") è resa in maniera abbastanza convincente. John e Gale, invece, sono decisamente anonimi -anzi, John è talmente suscettibile e nevrotico da smorzare l'empatia che si dovrebbe provare per lui.

Più che il libro trovato nella custodia (ha senso che Dylan si soffermi su un titolo che non conosce), non mi convince affatto la circostanza che una spilla rinvenuta sul luogo di un delitto sia una prova sufficiente per comminare un ergastolo -e anche qui, come in "Paura di vivere", Bloch si lascia prendere la mano dalla sua evidente antipatia personale per il sospettato, con effetti sgradevoli e conseguenze illogiche ("Uno di questi coltelli potrebbe essere stato usato per il delitto, ma essendo stato lavato non presentava alcuna traccia di sangue" -come se l'assenza di sangue potesse essere un indizio... ).
Piuttosto inutile la parentesi conclusiva sul preside, che avrebbe avuto un senso nell'ottica di un discorso più ampio sulla crudeltà e il classismo del sistema educativo -discorso al quale si accenna nell'incipit, ma che poi deve lasciare il posto alle esigenze della storia.

A pare veramente una trashata, con alcuni aspetti caratteristici dell'autore che possono dare un che di nostalgia

5