Speciale che torna alla formula "classica" multipla dopo il periodo a storia unica. Niente di memorabile.
L'ASSEDIO DI SAND MANOR: Titolo quasi fuorviante, l'assedio dura giusto il tempo di vedere un paio di demoni sbavare sui vetri delle finestre, il resto avviene tutto all'interno della magione. Non amo questo genere di storie demoniache, con esperti, ammennicoli e formule magiche varie, a meno che non vi sia la giusta componente di ironia che qui latita. Dylan troppo freddo e non solo quando spara improvvisamente in fronte a Corinne (bel coupe de teatre, ma gesto non dylaniato), già avviato sulla strada della (contro)figura spenta vista troppe volte in seguito durante la gestione gualdoniana. Tuttavia il soggetto di Marzano non è male, ha un buon colpo di scena finale, ma imho si sarebbe meglio espresso in una sceneggiatura breve (nella storia successiva, in poche pagine, Bilotta racconta forse più cose). Freghieri incappa in una delle sue prove "frettolose", in un periodo in cui in altre storie mi era piaciuto molto. Non arriva alla sufficienza.
CUORE DI ZOMBIE: esordio di Bilotta, se non sbaglio, che dimostra di avere la passione dei morti viventi fin dall'esordio. Lo zombie cela alle sue spalle un dramma amoroso-familiare con tanto di omicidio, cerca di commuovere evitando la lacrima facile. Carina.
IL DOGMA: la migliore del lotto. Non è tanto il soggetto che anzi è quasi derivativo (echi della stessa Barbato, persino dichiarati come Qualcuno nell'ombra, ma anche Il senza nome direi, oltre alla citazione di Linea Mortale), ma la sceneggiatura a renderne piacevole la lettura. Qui ritroviamo quel Dylan vivo, antitetico a quello che criticavo nell'Assedio di Sand Manor, dialoghi brillanti e situazioni divertenti, una delle occasioni in cui Paola è meglio riuscita nell'uso dell'ironia (mi sono capottato dal ridere quando Bloch inorridito teme che Dylan abbia posseduto la Trelkovski in senso fisico
). Ci ho quasi rivisto la creatura di Sclavi, anche per merito di Casertano. Buona.
FEBBRE DI GHIACCIO: breve onirica di Enna che avrebbe forse trovato miglior collocazione in un Color Fest, considerandone la natura poetico-sperimentale e i disegni, molto buoni tra l'altro, di De Luca (a conti fatti una guest star, visto che non mi pare abbia disegnato altro per Dylan). Più un divertissement che altro, io avrei persino evitato la cornice finale. Discreta.