Finisci di leggerlo in estasi demonica. Nel senso che quest’opera ti possiede. Come un Demone classico, con la forza violenta della carne e quella delirante della mente(Ancora questa stupida distinzione…dove finisce la mia carne e inizia la mia mente? Spirito e corpo? Maledetti dualismi occidentali....) Miele-Veleno. Atrocità consolatoria. Luogo di funambolici equilibri stilistici, con registri che variano dal grottesco surreale, l'horror estremo al puramente lirico, venato di sfumature filosofiche e sorretto dal disegno dolorosamente Schieliano di Stano.
Trionfo del significante sul significato; la questione l'ho capito, non l'ho capito è irrilevante. Etimologicamente ci sono dei limiti di capienza al nostro capire, e poi quest'opera deborda. Tripudio polisemico, già dal nome( o non nome?) del protagonista: Nessuno, nessuno... Nome proprio, persona comune persa nell'umanità, fallito umano e sociale?
Ma io ci provo, consapevole della mia limitatezza linguistica e interpretativa: è un' epica della frustrazione, che raggiunge il climax nel paradosso provocatorio che forse non siamo figli di un Dio(o Caos) onnipotente, ma il parto malato di un Nessuno morente, concepito nel momento di più intensa frustrazione, quello della dipartita. Logico no? Quando rivediamo la vita che ci lascia come in un film, e la riviviamo nella sua pochezza, nel rimpianto di non aver fatto quello che avremmo dovuto fare...l'onnipotenza creatrice di mondi che nasce nel momento di maggiore impotenza… Ma è un onnipotenza solo apparente , il desiderio di Nessuno è solo riuscito a creare altri incubi-realtà , dimensioni mentali che diventano reali.( ma non è così la nostra vita? Chi è io per io? Quello che sono io o il racconto di me che faccio a me stesso? Io in io? E Io negli altri? Gli altri in me? Gli altri? Siamo tutti costruttori di dimensioni parallele, a ben guardare ).Le sue pulsioni di vendetta lo trasformeranno, in una nuova dimensione- realtà da lui creata , dove a Londra si erge beffarda la Tour Eiffel, un morto vivente che sbrana la moglie che lo tradiva con il migliore amico, quando nella vita precedente al tradimento aveva invece chiuso gli occhi . Cannibalismo postumo , una sorta di riappropriazione divorante ,erotica, famelica della Perduta .Onnipotente? Si e no. E’ un 'onnipotenza sulla quale ha perso il controllo già in partenza, ché in questa, quella e tutte le altre dimensioni saremo sempre sconfitti. Non c’è vittoria, né temporaneo sollievo: L'unica fuga possibile per metter fine alla girandole degli universi è quella verso l’ annullamento, l’estinzione.
Li chiamano fumetti con altezzoso sdegno, alcuni dei nostri cari accademici( sì, magari gli stessi che darebbero la laurea honoris causa al Fornaio Coglione di Brescia. Va beh, dopo 20 anni di escrementizia televisione che cosa volete aspettarvi, che almeno gli accademici conoscano Sclavi?) Sclavi, Sclavi, Sclavi. Sclavi non scriveva solo fumetti , storie, romanzi, canzoni e filastrocche, ovvero li scriveva, ma come tutto dovrebbe essere scritto, da invasore e da invaso, da possedente e posseduto, da diavolo e sacerdote: egli compiva dei veri e propri esorcismi, evocando i suoi demoni più profondi, disturbanti, feroci, cercando di imprigionarli sulla pagina. Quella pagina in cui noi lettori, in forma più o meno cosciente, ci riconoscevamo e ancora ci riconosciamo. Perché i suoi demoni erano, e soprattutto ,sono anche e ancora, i nostri.
_________________ "Quando il Mister mi ha detto che giocavo, mi credevo che era a scherzo"(A.Cassano,18/12/1999)
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