Come nel precedente albo scritto da Mignacco, "L'uomo nero" (#186), c'è di mezzo un bambino -anzi, più di uno-, ma stavolta l'esito è decisamente meno consolatorio (per quanto riguarda
Una vicenda molto triste, con atmosfere da fiaba horror ben rese dall'ottima copertina di Stano e da un Roi che queste cose le potrebbe illustrare anche con la mano sinistra (e in certe tavole non escludo l'abbia fatto -a meno che non sia mancino, nel qual caso non tenete conto della battuta-, anche se resta comunque un piacere). Il suo contributo aiuta ad arrivare in fondo alla storia superando i sussulti (nel senso di inciampi, purtroppo) di una sceneggiatura che procede a intermittenza, a volte tagliando troppo e a volte (più spesso) dilungandosi eccessivamente, dando troppo facilmente in pasto a Dylan la soluzione (non si capisce per quale ragione Bloch ritenga utile dare a Dylan l'elenco delle persone scomparse nello stesso anno del padre di Merian -e come detto da altri, è un po' triste vederlo ridotto a semplice passacarte), e non riuscendo ad evitare le solite sviste/incongruenze in fatto di continuity (il racconto del padre di Merian, alle pp. 7-23, sembra essere iniziato da Merian mentre è in auto con Dylan, ma quando si conclude li troviamo a letto -e oltretutto scopriamo che è stato un sogno, quindi...
).