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Certo, naturalmente. Ma il nuovo dylan dog non uscirà.
E questa mi sembra una previsione più che probabile.
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Ha le stesse probabilità di venir fuori del precedente
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Il tempo decide anche l'andazzo di certe scelte, e il fumetto non è più il mezzo culturale che sfondò diversi anni fa.<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>
Sì, questa era la situazione <b>prima</b> che uscisse DD
Il fumetto è ancora oggi un medium incredibilmente flessibile, se si decide di sfruttarne a fondo il potenziale. Sta vivendo un'autentica esplosione seminale verso il cinema, e in Giappone - nell'ipertecnologico Giappone - le tirature continuano ad essere elevatissime.
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Quindi prendere atto di questo, potrebbe significare anche riorganizzare i propri conti, per dare un taglio stilistico più accentuato alle colonne e, magari, di riflesso ne beneficerebbero anche quelle preesistenti.<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>
Che intendi per taglio stilistico più accentuato?
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Quando nascono nuove serie, di solito, qualche autore "emigra" da quelle portanti. Per es. Chiaverotti. E questo non è che ha dato lustro a Dylan, ma solo a Brendon. Ecco che intendevo.<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>
Nello specifico, è la cosa migliore mai accaduta a DD
))
A parte le battute (che lo sono fino a un certo punto: come lettore di Dylan Dog sono immensamente felice dell'esistenza di Brendon), ho capito quello che intendi, ma torno a insistere: se quello che in sè è un fatto positivo si ritrova ad essere negativo, questo è un errore della casa editrice, che dovrebbe decidersi a dare maggiore visibilità al suo ampio ventaglio di offerte. Ben sfruttati, il gran numero di autori e disegnatori, la diversità potenziale delle serie e il bagaglio di professionalità di chi lavora in Bonelli, sono una ricchezza, non una limitazione. Lo diventano se si decide di rinchiudersi in se stessi.
(...)
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Ciò non vuol dire che non bisogna lavorare per una nuova serie e una innovazione, ma , a mio giudizio, non è il "momento" opportuno questo. <hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>
L'unica cosa positiva che vedo in questo periodo in Bonelli è proprio questa residua anche se disordinata volontà di provare.
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Sarebbe più indicato in un futuro di qualche anno o più ( forse 2 ). Far maturare i tempi, per scoprire di cosa ha bisogno il lettore contemporaneo.
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E come? Tutto quello (di buono) che ha fatto la SBE in passato è arrivata dalla voglia di un autore - appoggiata dal suo editore
- di scrivere, di fare: di proporsi al pubblico. Quando questo ha incontrato, anticipato o addirittura "creato" il gusto del pubblico (mai inseguirlo!), è arrivato il successo. Tex, il più grande successo della casa editrice ha impiegato anni ed anni per divenire tale; all'inizio Miki, Blek, il Piccolo Sceriffo vendevano molto, molto più di Tex. Quando Tex nacque, era considerato dagli autori una serie di scarto, in casa editrice si puntava su Occhio Cupo (scomparso rapidamente) e Aurelio Galleppini disegnava Tex in fretta e nei ritagli di tempo lasciatigli dalla realizzazione di Occhio Cupo.
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Anche a me dispiace la chiusura di Mister No. Ma, secondo ne, questo fumetto è stato molto importante all'epoca. Oggi le tendenze sono cambiate e risulta inadeguata, esaurita la sua carica. A me piace tutt'oggi, ma purtroppo le tendenze sociali parlano chiaro.
Mister No secondo me non chiude perché trascurato, ma perché non ha più nulla da dire ai lettori ( mi escludo da questi ma ciò non cambia la sostanza dei fatti). è storia.<hr height=1 noshade id=quote></BLOCKQUOTE id=quote></font id=quote><font face="Verdana, Arial, Helvetica" size=2 id=quote>
Ne sei sicuro?
. Mister No è un antieroe che ha scelto di abbandonare la "civiltà" e andare a vivere in un paese del cosiddetto Terzo Mondo, in modo libero e iconoclasta, in una ribellione gioiosa e costruttivamente anarchica all'autorità: Mister No è un movimentista, un new global ante litteram. Mister No è, di gran lunga, il personaggio più <b>attuale</b> della casa editrice: è cronaca quotidiana del nostro oggi. Il fatto che Mister No chiuda, abbandonato a se stesso dalla fatalistica rassegnazione del suo editore e creatore, è lo specchio più sicuro della confusione che regna in SBE e del fatto che venga dissipata l'enorme ricchezza che essa ha al proprio interno.
La negatività della iperproduzione è un fatto eventuale, non primario; non risiede nel fatto nudo e crudo della moltiplicazione delle testate, ma in cosa consiste l'offerta di ciascuna serie. E molto più negativa l'iperproduttività all'interno di ciascuna serie, che ormai da anni appiattisce la creatività degli autori avendo perduto ogni carattere di "specialità" e rappresentando solo uno sfogo del surplus di capacità produttiva dei disegnatori.
La Disney ha infine reagito alla sua lunga crisi diversificando il suo parco proposte, lanciando negli ultimi anni molte cose nuove, da Pikappa al purtroppo rinnegato Mickey Mouse Mystery Magazine, fino ad uscire dall'universo consolidato di topi e paperi con il successo planetario di Witch, e poi con Monster Allergy e più recentemente Kylion.
E' la squadra vincente che non si cambia, non quella perdente.
V.