Nel complesso davvero un bel Gigante: le due lunghe le ho trovate per motivi diversi molto belle, le due brevi sono due oneste storie brevi, la seconda migliore della prima. Dal punto di vista grafico: ottimo Rinaldi (che amo da sempre), sconcertante Baggi (è il termine più corretto, semplicemente sconcertante), mentre invece i disegnatori delle brevi (Ornigotti e Stassi) li ho trovati incerti e fin troppo... 'citazionisti' (un po' meglio Stassi di Ornigotti, forse).
Il parassita (terza storia letta)
SPOILER
Questa storia e quella di Marzano si compensano. In questa è presente ciò che è assente nell'altra, e viceversa. Note di merito: il contesto rivoluzionariamente underground per Dylan Dog! Cavaletto sa scrivere bene e con naturalezza. Ottimi dialoghi, ottime caratterizzazioni (tranne Bacon, il tossico "buono"), ottime situazioni. Quello in cui pecca questa storia è la trama, eccessivamente lineare, con un Dylan abbastanza disorientato sul modo di risolvere (o capire) la faccenda: sparisce un tizio da uno squallido edificio e il giorno in cui un cliente gli racconta l'accaduto, Dylan prende il suo zainetto e va a dormire subito nell'appartamento della persona scomparsa (!?). Si susseguono le morti e Dylan è ancora lì che passa fra gli appartamenti cercando di raccapezzarsi. Cioè, fondamentalmente Dylan va nel palazzo davvero soltanto a dormire! Sono gli altri inquilini o le situazioni che lo smuovono, ma fosse per lui farebbe tranquillamente il condomino abusivo. Poi si riprende nel finale, ma, appunto, si tratta del finale, cioè le ultime venti pagine. La storia della strega e dell'incantesimo sembra una boiata... ed effettivamente lo è. Però è una boiata piacevole, ci sta bene, semplice semplice, si incastra con il resto, così come la finta storia di Anisachis (pensatore folle, omicida, etc.) e la vera storia di Anisachis (
alter ego letterario di Ken). Note di demerito: la Kondakova parla solo russo e guarda caso Gabriela (o perché studia lingue - che coincidenza -, o perché il suo nome fa pensare all'est Europa) capisce un po' di russo; la terza vignetta di pagina 45 è un po' troppo sopra le righe (quella di Dylan che parla degli affitti in nero) e un po' troppo decontestualizzata. Ma comunque, si tratta di inezie.
I disegni di Alessandro Baggi: io ne sono rimasto ipnotizzato, ero lì e non riuscivo a credere di vedere quello che stavo vedendo (più o meno avevo questa faccia qui:
). Dylan Dog diventa Lou Reed! Le inquadrature, i dettagli, lo stile... ECCEZIONALI, FAVOLOSI, MAGNIFICI, STUPENDI. E fra l'altro perfetti per il tipo di storia raccontata. Mi chiedo se riuscirebbero a conservare lo stesso fascino per storie di ambientazione maggiormente 'borghese' o più 'perbeniste' (ma credo comunque di sì).
Morte apparente (quarta storia letta)
SPOILER
Va beh, è proprio la classica storiella breve, dove si sa già un po' tutto dall'inizio. Anche qui c'è il solito
cliché (uomo insignificante che bla bla bla) con tanto di grottesca denuncia sociale. Non brutta, non bella, è il solito precotto (puoi metterlo nel microonde, puoi friggerlo in padella, magari è pure buono, ma sempre il solito precotto resta). Poi c'è uno sgradevole vizio di fondo: anche ammettendo che la prima volta si sia trattato di morte apparente, dubito che chiunque possa sopravvivere dopo che gli hanno aperto la gabbia toracica e gli hanno iniettato litri di liquido per imbalsamazioni nel corpo! E dubito ancora di più che riesca a mettersi in piedi e abbia la presenza di spirito di ricucirsi senza, per altro, provare nemmeno dolore! A parte questo, davvero senza infamia e senza lode, un intervallo come un altro fra le due storie lunghe. Pure qui, brutti i disegni di Ornigotti (o sono io che ho contratto uno strano male, oppure anche in queste tavole vedo in alcuni casi il palese ricorso allo stile di Ambrosini! Soprattutto nei volti di Dylan, per esempio vignetta 3 pagina 112, in parte anche nelle rappresentazioni di Bloch).
La voce negata (prima storia letta)
SPOILER
Per me è una storia davvero ottima, sia per i testi di Marzano sia per i disegni di Rinaldi. Ci sarebbe qualche minimo appunto da fare, ma mi è piaciuta talmente tanto che mi asterrò da critiche questa volta. Se la storia di Cavaletto spicca per l'innovazione grafica e concettuale di calare Dylan in una realtà profondamente 'sporca', ma difetta nello sviluppo della trama, questa, al contrario, graficamente e concettualmente è un piccolo classico, ma eccelle per una struttura e uno svolgimento davvero originali.
Per chi dice che la vicenda dell'operaio clandestino murato nell'edificio non tenga conto dell'albo
Lavori forzati, ribatto che questa sceneggiatura era chiusa in cassetto da molto tempo ed è probabilmente precedente a quella di Di Gregorio. Poi, insomma, può capitare che le situazioni si ripetano, in questo caso specidico non ne farei comunque un dramma.
Qualcuno sul fondo (seconda storia letta)
SPOILER
Storia che riprende la struttura inaugurata da Ruju con
Il vicino di casa (1995).
Senza infamia e senza lode (cioè, per carità, carina), viene composto l'ennesimo mosaico di avventure passate di Dylan, ri-vissute attraverso il classico uomo comune. Piacevole e apprezzabile l'idea di inanellare in sequenza cronologica proprio i primi cinque numeri della testata, attingendo qui e lì ad altri albi per rimandi secondari. Un po' stucchevoli i pensieri delle ultime tre tavole (il discorso è sempre lo stesso: "non sono nessuno, sono stato un eroe, l'orrore, però in fondo non sono comunque nessuno, l'amarezza della vita, il sollievo della morte..."), ma tutto sommato non disdicevoli. Insomma, bastava un piccolo scatto per personalizzare un po' di più la situazione e renderla meno il solito
cliché.
Brutti i disegni di Stassi, che in parte si ispira a Dall'Agnol, in parte persegue il realismo della scuola salernitana e in parte ricerca la sintesi di Ambrosini... o magari non fa niente di tutto ciò, ma purtroppo è l'impressione che mi ha dato.