#6 LA BELLEZZA DEL DEMONIO (soggetto: Sclavi (6), sceneggiatura: Sclavi (6), disegni: Trigo (2)
Albo che si apre con un prologo straordinario, uno dei migliori dell’intera serie. Protagonista ne è Larry Varedo, comprimario che spacca, killer dal cuore (più o meno)d'oro, che sfoggia un look (trench e cappello) in stile Humphrey Bogart e un atteggiamento da duro ispirato ai più celebri protagonisti della letteratura hard-boiled. Dal medesimo genere letterario attinge Sclavi per modellare Mala come la classica femme fatale (“lei era bella, troppo bella” ripete il buon Varedo), illustrata da Trigo con una carica erotica senza eguali che non lascia indifferente neppure i lettori. Partendo da un soggetto che ricorda moltissimo Angel Heart-Ascensore per l’inferno (film e libro da cui è tratto tuttavia sono usciti in Italia solo dopo la pubblicazione di questo #6), la sceneggiatura mescola atmosfera noir, satanismo, patti faustiani, psicodrammi per raccontare una storia d'amore più che di morte. Sclavi anticipa la sua personalissima descrizione degli Inferni (uguali in tutto e per tutto al nostro mondo, con l’unica differenza che lì ogni cosa si ripete per l’eternità) che troverà compiutezza con il #46. Ricorre, prima di innumerevoli volte, il tema, che diverrà classico, del rapporto morboso tra madre possessiva e figlio psicologicamente (in questo caso anche fisicamente) sottomesso che troverà la sua sublimazione in Angoscia (“mammà” è rappresentata in modo pressoché identico, tra l'altro). Sclavi rilegge Psycho di Bloch (Robert, non l'ispettore) al contrario: come già avevo osservato, ad essere impagliato/mummificato qui è il figlio e tra i due quella che ha problemi di peso e manie omicide è la madre (nel libro Norman Bates è grasso, non piacente e longilineo come Perkins nel film di Hitchcock); a coltivare l’hobby della tassidermia in questo caso è Mala però! Il personaggio dell’”ometto” subisce anche un altro ribaltamento: Clarence Oddbody è il nome dell’angelo di seconda classe del film La vita è meravigliosa di Frank Capra, mentre nell’albo il buon Clarence è un “povero diavolo”, anche letteralmente parlando visto il contratto firmato con il sangue da Varedo. Sulla storia aleggia anche una malinconia di fondo come poche altre volte nella serie, con Dylan alla tormentata ricerca di un segno dell’esistenza paranormale per sfuggire alla normalità della vita. D'altronde “la vita è sogno”. E anche se il nostro indagatore afferma di non aver mai creduto nel diavolo e forse nemmeno nel soprannaturale, ci spera disperatamente. Disillusione anche nei confronti dell’amore quando parla di donne che gli hanno detto “ti amo”, ma il più delle volte (secondo lui) non era vero; insomma non è ancora quel Dylan innamorato seriale che impareremo a conoscere. In compenso, la sua caratterizzazione si arricchisce di un’altra fobia, oltre alla paura dell’aereo: la claustrofobia. Ancora una volta, già lo aveva fatto Xabaras nel mitico #1, vengono rimarcati il suo sense of humor e la sua ironia, quest’ultima fondamentale nei primi 100 numeri e poi via via sempre più dimenticata sino a scomparire in tempi ormai nemmeno così recenti. Ed ancora uno strappo alla regola con gli alcolici (scotch doppio!!!). L’albo ci mostra anche un Groucho un po’ sottotono rispetto alle precedenti uscite e un inedito Bloch da giovane, quand’era ancora un semplice bobby. Ora, come allora, ribadisce la sua avversione per il sangue e si ripete, dopo il #5, nell’aiutare Dylan tanto da pagargli la cauzione per uscire di galera (forse anche per i rimorsi di coscienza legati all’arresto di Varedo). Per quanto riguarda il comparto grafico, Trigo al suo meglio quando disegna la sensualissima Mala Behemot, decisamente meno a suo agio nel rendere la fisicità del corpo di Dylan in alcune situazioni (in particolare quando precipita l'ascensore, ultima tavola a pag. 79). Notevole la sequenza del demone alato che manda in frantumi lo specchio, planando tra centinaia di occhi riflessi dai frammenti; d’altronde, già in Jack lo squartatore il buon Gustavo aveva dimostrato di saperci fare con gli specchi. In copertina un Dylan attonito di fronte all’apparizione di un demone che, di spalle, ricorda moltissimo Tenebra, il Signore delle Tenebre interpretato da Tim Curry in Legend di Ridley Scott. Dylan compare ancora con la camicia bianca (poi ri-tinta di rosso nella Collezione Book), come in quella del #3 (non sarà l’ultima volta).In estrema sintesi un piccolo capolavoro dal target adulto (ci scappa anche il turpiloquio pur in scala ridotta, grazie all’ottimo lavoro di lettering di Piero Ravaioli), con personaggi e scene indimenticabili (tutta la sequenza dell'impiccagione di Varedo, la sulfurea apparizione del Diavolo nell'archivio di Scotland Yard, l'evocazione di Mala).
Curiosità: (1)al civico 666 di Heaven Road, a parte Behemot, i condomini hanno tutti cognomi di famosi scrittori (almeno a leggere le targhette delle cassette postali). (2)Mala tornerà a sorpresa, qualche anno più tardi, nello Speciale #4. (3) Il titolo dell’albo richiama quello del film del 1950 La bellezza del diavolo di René Clair, citato anche in seconda di copertina e dedicato, guarda caso, al mito di Faust (o del Fausto come direbbe Varedo).
BODYCOUNT: 0
TIMBRATURA: No
CITAZIONE: “No, accidenti! Ho bisogno di un mistero! ..Che cos’è la vita, la mia vita, senza la speranza che un incubo diventi realtà?”
_________________ https://lastoriadidylandog.blogspot.com
|