Primi segnali di disgelo carnevaleschi con questo numero 317, che fa di tutto per non colpire ed assestarsi invece sull’onda stra-no(r)mala dell’ordinaria mala-amministrazione…ma con un certo garbo efficace che gli va riconosciuto
.
Ad una prima – ed abbastanza faticosa – lettura la sensazione era di dargli un
5 di controstima delusa, perché da Bilotta mi aspettavo molto di più, o di altro genere, e Mari qui si trascina quasi nell’anonimato.
Poi, soffrendo anch’io di personalità
multiple, pande, brave, e dissociate (da Marchionne) i doppelgangheri hanno smesso di girare contromarcia e mi sono assestato su
un 6 antipolitico, da ragliare col megafono in qualche piazzetta forumistica
.
In fondo come storia canonica non è affatto male, presenta qualche buono spunto, non s’attacca scioccherella ad una filastrocca come
Il cammino della vita, e cerca spicciolamente di darsi una ripassata di giallo allarmante, dando fondo ad una trafila di
deja vu da altre storie dylaniate sui “doppi” , furti d’identità
et similia.
Come se Bilotta le avesse consultate tutte cercando di rintracciare quel pajo di motivetti ancora a disposizione per imbastirci una storia a sé, di rincalzo.
Di questi tempi riciclare conta (v. Caymans). Differenziarsi un po’ meno.
E qui sembra proprio che l’autore abbia fatto di tutto – sforzandosi? o con naturalezza? – per assestarsi nell’inquadratura del nuovo-corso (stile CEPU) e semplificarsi di conseguenza, senza far spiccare qualcosa di particolare o di personalissimo.
Insomma, dal fantastico
Pianeta dei Morti è tornato umanamente sulla
Terra dei De-cessi, dove scaricare il suo prodotto di fabbrica. Che ci sta tutto, beninteso, e molto meglio di altri che sforano insanamente verso altre derive/vasellame
.
Unico problema, di fondo?
Presume una
suspension of disbelief (
sospensione di incredulità) abnorme per essere propriamente un giallo. E non sto parlando del
ma di almeno un altro pajo di cose stropicciate di non-sense che sprofondano la credibilità di tutti i costrutti precedenti
.
Se il mio ghostwriter gemellare si vuole prestare, vi sviscererà pure qualche dettaglio. A fiumana:
**** ***** ****** °°°°SPOILER SPOILER SPOILER °°°°Si parte bene, nel ricordo anonimo. Poche spiegazioni, nessun contesto. Un nuovo Narciso che si contempla in uno specchio d’acqua ed osserva la bellezza della propria paura/morte…per mano del fratello gemello
.
La scena si sdoppia ed abbiamo Dylan alle prese con meno della metà di una cliente, visto che questo Mari decide di marinare il senso della carne, ed affibbia a questa non-poveraccia meno del 30% di massa corporea necessaria a sopravvivere: non so se è una recente forma di feticismo ossofilo, ma il nostro Dog sarà molto tentato dal non azzannare le tibie, ulne e rotule secche di Lady Scarlett ben in evidenza (v. pp. 10. ii, 13. i, 16. i-ii, 17. iv)… che in compenso compensa con un inquietante faccione ovale da bambola cinese di ceramica (gonfiabile? Mammagari, almeno acquisterebbe volume
).
Buona la sequenza del primo omicidio. Mari finalmente innervosisce di tensione le sue tavole, ed il vero Forster prima di crepare si lascia andare una felice battuta alla (brutta) faccia del suo imitatore(p.15). Che poi è uguale alla sua, di riflesso.
Durante il racconto la tipa parla, quasi seriamente, Dylan poco delicatamente dà del cialtrone all’appena defunto, ma si fa serioso sulla consulenza.
Anche troppo, perché in questi dialoghi Bilotta sembra ingessare un po’ troppo il Nostro in un’imbracatura di professionalità poco disinvolta…come se volesse cialtronarci pure lui. Un’uscita tipo “
Non aggiungete altro…lo conoscevo” sembra più idonea per un thè fra comari cianciose che ad un ex-poliziotto con le Clarks
.
Ed infatti il thè arriva poco assieme a Groucho ed il caso è accettato in cerca di una (s)piega “razionale” (pp. 21-22) , visto che quel visionario di Bloch lo aveva già cestinato come delirio di una sospettabile svampita.
Semplicemente insopportabile l’introduzione negli Studios tramite il
solito ex-collega chiacchierone di fiducia, che consuma ben tre pagine (pp.24-26) per dirci quello che già si era intuito, o che più avanti verrà comunque illustrato nei dettagli.
E se non bastasse questo ajutone dalla regia, poco dopo arriva la Santanchè degli Studios, Miss Bette Carver, ad imporsi come confidente “intima” disponibile a sganciare informazioni preziose, oltre che (potenzialmente) il suo fervido
bra .
Per fortuna che scatta il cercapersone di Flynn…altrimenti ci avrebbe raccontato pure i retroscena su
Y Factor UK o sulle vertenze sindacali degli ex-poliziotti esodati per il paese, in cerca di un lavoro che non sia la comparsata in omaggio a Dylan. Una nutrita categoria a rischio, a quanto pare…
Si arriva così al personaggio di spessore
.
Come tutti quelli che frequentano lo star-system televisivo da primedonne, Robinson è un esemplare di imitatore parecchio capriccioso ed indisponente. A questo aggiungiamo una certa auto-esaltazione da artista consumato ed unico nel suo settore, e lo psico-cocktail è delineato rapido, con un certo stile puntuale.
Essendo un attore probabilmente potrebbe anche fingere, ma non è il nostro caso. Non cerchiamo complicazioni sulle cartelle cliniche. Non per ora, almeno
.
Cosa sicuramente non cerchiamo mai è invece l’abboccamento da indizio ultrasfacciato, consumatosi tra pagina 30 e 31.
Robinson insiste sul fatto di essere (come me) mancino – mentre gli escamotage del
Violinista già stridono di rimbombanza - e l’espansivo truccatore si spende in commenti su Bloch, sulla sua mania per le somiglianze, o sulla
makeup-pabilità di ognuno, senza ricorrere al silicone da bravi botoxici.
Toh, la frittata è servita a base di uovo di Colombo, vista l’ovvietà degli sviluppi anche per noi piccoli baby-Indagatori bendati, in fasce.
In pratica il resto dell’albo sarà un rigirarla, quella frittata, nel vano tentativo di sviare il sospetto base – quello giusto
– e di ritardarne il background che ne fu la causa scatenante.
Io, lo confesso, nelle mie distorte speranze avevo intrecciato pure gli alluci per scongiurare che le cose non stessero così… ma neanche
quel Bill Cook in grassetto di pag 24 poteva fornire in extremis la pallida controfigura di una controspiegazione alternativa allo scenario già spiattellato in questo sgamo strainsistito.
Insomma, per essere un giallo, tutto l’intrigo portante qui si era da subito impallidito fino al color camomilla. Manda giù e ronf
.
Anche l’omicidio dell’ultrà
tory Lord Wilkinson mi è abbastanza piaciuto nella sua sobrietà spiccia e nei disegni corposi di Mari, per quanto uno con un cognome così si meritasse qualche rasojata splatterosa in più di un semplice bastone in gola, appena intuibile nell’ombra (p. 38.v).
Un po’ approssimativo il gioco (
villain-o) di mano da parte dell’omicida che impugna il bastone ora con la dx ora con la sx, ma sferra un cazzottone proprio con la sinistra (p. 37. v) … ma forse pure lui aveva seguito qualche lezione di Benson sulla polimanualità o più semplicemente aveva anche un passato da pugile di periferia tra le varie identità noleggiate
.
D’altronde questa non è una storia in cui essere mancini o meno è importante… o no ??? Forse ho letto la storia-sosia… mi sa. Quanto vale sul mercatino delle rarità, nel caso
Ciò che invece mi convince pochissimo è tutto il teatrino televisivo che si muove attorno alle vittime.
Che razza di trasmissione era quella con Robinson e le sue imitazioni? In genere questi sketch o format prevedono un livello di satira o goliardia semidemenziale di fondo… mentre qui si intuisce più un distinto privè semi-teatrale con un non-comico poco bonario (ma vanesio) che non scherza col personaggio ”imitato”, lo turba e mette a disagio davanti al pubblico, o mostra i suoi addominali tronfi. Perché non fare un confronto degli “attributi” allora, per vedere chi è più originale?
Ripassare da sagomacce sagomatrici tipo Max Tortora, Neri Marcorè, Crozza&co, per farsi un’idea vera dell’imitazione comico-brillante. Persino il Bagaglino è più proponibile sul palinsesto chic inglese…
by Jove .
Dopo la morte di Wilkinson la storia comincia a perdere colpevolmente colpi ed arrancare di prassi attorno al riempitismo pneumatico. In pratica è arrivato il momento delle pseudo-indagini di gironzolaggio, in cui senza ajutino casuale dai diretti interessati l’Old Boy non caverebbe un ragno dal buco, rimettendoci pure qualcosa… in quel buco
.
Il siparietto di coppia che segue è carino quanto superfluo. Però l’ironia schietta “al femminile” che l’accompagna non guasta
.
Si comincia con una seratina al pub, come ogni astemio, dove Dylan finge di non farsi abbordare da Scarlett e ci infila un po’ dei suoi tormentoni-guida per ricordarci del buon nome delle testata. Alla fine decide di capitolare sul materasso, e fortunatamente la tipa riprende un po’ di materia viva da spuppazare, per gentile concessione di Mari (pp. 41. iii-iv)
.
Niente sentimentalismi però .
La mattina dopo Scarlett lo sbatte giù dal suo letto-a-castello (in aria) di trasognanza e gli fa intuire che anche le donne praticano con gusto sesso occasionale quando gli gira
.
Lui ci rimane male da buon innamoratino dell’ultim’ora, lei lo incalza dandogli –
SANTA SUBITO !!! – del patetico, ma effettivamente pare un po’ troppo cambiata dalla sera prima, al limite della schizofrenia. Potere delle seduzione…sdoppiata.
Come Robinson, anche Dylan esibisce qui la sua tartaruga, ma se non altro lui esce del guscio soltanto per pasturare con le vere donne, e non per procacciarsi spettacolini sconci con le donne sugli spalti
.
Un salto da Bloch (pp. 47-50) e si tenta di rifare il quadro delle cornice abbozzata sin qui, tra gli elementi dell’indagine e le menti che tentano di raccapezzarsi.
Dylan è diffidente sulla colpevolezza di Robinson, ed ha anche modo di insistere sulla sua teoria della “evidente ammissione di colpevolezza” incastrante (p. 46. iii) già scampanellata paripari di prima mattina, come un vero uomo, davanti al fresco giornale che la sua donna gli aveva portato a letto (p. 49. iii).
Poi arriva Bette la bionda a sistemare le cose, scarrozzandola direttamente dall’indiziato numero 1 [seeeeeee….
] col preciso intento imprescindibile di…
farlo costituire. Mica di risolvere il mistero/indagini, come da ruolo! Sia mai… bisogna essere flessibili di fronte al lavoro precario, è risaputo.
Nel tragitto si prosegue con l’analisi dell’indiziato in questione e si prova a rivangare sulla terrazza i fasti di trasmissioni tipo
Colpo di Fulmine per 30enni, con la differenza che a un Dylan così mogio & abbassa-audience la Marcuzzi avrebbe dato volentieri un calcio negli stinchi o anche più sopra (p. 58).
Infatti uscite come “
esco da una brutta situazione”(p. 58. v) sono frasi tipiche per un Facchinetti. Francesco. Mollato, anche dalla RAI
.
Quello che di buono era emerso precedentemente dal profilo di Robinson crolla qui rovinosamente nel tentativo di farcelo sembrare un poverocristo emarginato ed innocuo. Anche Dylan pensa di trovarsi davanti ad un’altra persona rispetto al cerberaccio del primo incontro… (p.60. i) ) ma la cosa non è dovuta a delle ambigue capacità di recitazione insite in Robinson.
Più semplicemente viene squassata la sua credibilità di umanoide per farne un fantoccino in preda a paure involontariamente comiche, come gli alieni clonatori o gli spifferi…degli alieni.
La controprova di uno squilibrato incapace di follia omicida soltanto perché poco lucido. In pratica da mattatore inquietante passa ad essere un Panariello svitato. Bah…
Per questo stona ancor di più la retorica esaltata della sua seconda tirata sullo spessore di attore non-caricaturista, e di come sia difficile per un istrione ritornare in se stesso dopo una vita di maschere passata ad essere altri.
E’ interessante, per carità, ma qui suona come più come monologo non dovuto… se non per introdurre forzatamente i temi-chiave di un altro personaggio, che sta per fare il suo ingresso in scena. Col botto
.
Anzi con la botta, visto che rifila a Dylan una bella porta-candelata sul capoccione.
Ed oltre che bella, la botta doveva esser anche molto possente, visto che lo stordito Old Boy si dimentica della disposizione aggiornata dei suoi pacchiani soprammobili – ma non li cambiava ogni mese
– e si lascia gabbare da uno studio ricostruito kissàquantimesi prima in un teatro di posa dallo spione di turno.
Mi vengono i brividi soltanto a pensare cosa combinerebbe in un plastico di Vespa dopo un intero candelabro da 12 sul cranio.
Pistola nella mano destra ben in evidenza (pp. 70-71) ed è subito chiaro come il vero Robinson sia altrove, in questo caso bello che inscatolato per la
morgue.
Dylan, da buon vegetariano, mangia subito la foglia con tutta la pianta smascherando il mascherato… ed adesso non ci rimane che accomodarci in poltrona ed attendere con gusto la spiegazione dei perché&percome del casino piantato da Floyd, con tutta la sua
trousse di trucchismi a base di maschere e mascara.
E parte il racconto attorno al focolare, visto la distensione rilassata con cui Dylan e Bette lo ascoltano senza fare una piega. Mancavano solo le tartine
.
Chiamarlo solo spiegone sarebbe un po’ riduttivo, perché di fatto questo racconto è la parte migliore del lotto, quanto a profondità, contratracce e posizioni (ben) irrisolte nel vago. Una storia, cito: “
molto meno semplice di quel che pensate” (p. 77. ii).
Appunto.
La storia di un non-precisato individuo dai mille volti che assume tante personalità…perdendo progressivamente la propria. Di un attore fallito che recita la morte acquatica di se stesso per calarsi nei panni dell’invidiabile gemello di sicuro successo, fallendo anche in questo ruolo, per la sua seconda vita.
Notevoli i disegni ad effetto album sbiadito di Mari, come molto riuscita l’incertezza della madre nel letto di morte, per l’abbraccio finale .
Poi comincerà ad inventarsi altre identità in serie fino a sbarazzarsi di quelle altrui per sostituirsi…o fuggire da se stesso, come dice .
Ma da qui in poi si perde un po’ la bussola della sua (folle) lucidità, perlomeno nel piano impostato come soluzione definitiva…ma con pochi barlumi di ragione. Lo dice anche Bette che la testa lo ha abbandonato a furia di mascherarla (p. 87.iv)
Vabbene l’invidia per il donnajolo Forster e la sua vita “sistemata”…ma come pensava di potersi sostituire a lui integralmente, anche nell’intimo o sul lavoro? C’è gente che conosce a memoria anche i singoli nei del proprio partner, centimetro x centimetro –
eheheh, mon cherie, tu capirai... .
Se non si prospettano soluzioni sovrannaturali, come piano di possessione mi sembra alquanto delirante, e sarebbe saltato all'aria anche senza l’imprevisto di Scarlett ancora nottaumbula in casa di Forster, intenta a rammendare tempo per la loro relazione disfunzionale
.
Uno dei problemi principali è quello dell’audio-coerenza, anche se in un fumetto ”muto“ può sfuggire.
Pensava forse che tutti abbondassero di cerume e non sapessero distinguere la sua voce da quella del vero Forster…personaggio pubblico, tra l’altro. O forse il nostro Floyd disponeva pure di doti da ventriloquo provetto?
Mi sa che nun ce siamo
.
E infatti poco dopo il refrain della traccia sonora farà da perno per scagionare l’imitatore (pp. 50.v e 95.ii). Cancellarsi i polpastrelli non basta ad eliminare la propria impronta se vocale. La prossima volta lezione di gorgheggi all’Actor Studio.
Arrabattata anche tutta la solfa improvvisata sui delitti di Dylan Ficcanaso e Robinson Scaricabidone, per rattoppare in corner gli imprevisti recenti, ma lì Mister Kiunque è quasi all’angolo, e quindi giustificato dalla foga del suo squilibrio davanti ad uno svantaggio immediato cui rimediare.
Ritorna il fantasma snervante del suo doppio, allo specchio, e parte la colluttazione, abbastanza
cool se non fosse per l’accumulo di tensione sbrodolato nel nulla
per una semplice pallottola alla spalla. Un po’ deboluccio di baldanza il nostro voltapelle, visto che sviene per così poco, e sembra quasi invocare il K.O. tecnico
.
Facile prendersela finché si scazzotta coi vecchiardi come Forster e Lord Wilkinson, no? Col cccciovane Dylan non la scampi
.
Suona il gong e la storia è ufficialmente scaduta…nel nonsopiùchealtrodire. Ma a salvarci da una qualsiasi lezioncina a margine subentra un azzeccatissimo contro-finale sulla scia del Chiave (
), che non necessita spiegazioni razionogene su make up, osteomorfosi, spersonalizzazioni, ipnosi, evasioni mancate o altro.
E’ lì perché riapre l’inquietudine, resetta le logiche precedenti, e si diverte di chi le ha seguite per filo e per segno
.
Floyd, personaggio di fantasia, non riesce ad esser “un” se stesso, che nemmeno esiste. Chi si trova vicino a lui idem, anche se prima esisteva. Chi scartare nel dubbio? Tagliamo il mazzo…
**** **** *****Sotto con le pagelle per il nostro gemello somaro, laureatosi con la solita raccomandazione. Se mi dà il numero della Santanc…ehhm, di Bette, qualche voto però glielo posso pure arrotondare. In cambio di altre rotondità
.
SOGGETTO:
5 +La storia del doppio l’abbiamo vista quadruplicata al cubo in tutte le salse&contorni su Dylan. Un po’ di in gradienti in bella mostra, di retrospettiva: qui si cita persino alla lettera
Riflessi di Morte, si annuisce alla leggenda dei Doppelgangher dell’
Inquilino del Terzo Piano, si sovrappone il furto d’identità della
Vita Rubata, si accenna al camaleontismo osteomorfico di
Belli da Morire e
Nightmare Tour, nascono gemellaggi meno vistosi che in
Ossessione, e tutto tracima nel conflitto fraterno da recitare/complicare come in
Dietro il Sipario. Pfffff, tiriamo il fiato
.
Eppure qualcosa di non-banale Bilotta sembra averlo confezionato. Solo che confina questa parte “oscura” solo nella storia a margine dell’intero baraccone, quella del passato di Mr. Kiunque, e per tutto il resto si accomoda sul gialletto paglierino facile facile.
Che tra l’altro non mi sembra neanche nelle sue corde, come genere, o almeno se così depotenziato alla radice.
Anche lui recita un ruolo al doppio del netto della scrittura? Ho l’impressione che con meno ingredienti
se la sarebbe cavata con più scaltrezza, essendo il suo stagno di sguazzamento
ad hoc.
SCENEGGIATURA:
6 ½ Si poteva fare di meglio, ma rispetto a certi altri ronzini scalcinati, qui si intravede un cavallo di buona razza che sa scrivere decentemente un discreto Dylan senza trasformarlo nel suo sosia di ovvietà da sciorinare
.
Il ritmo tiene, tranne che per la parte centrale (pp. 39-63), non c’è molta ridondanza di mumbleggi, non si abbonda di eruzioni di aforismi da cioccolatai, e Dylan conserva la sua auto-ironia… per quanto qui poco simpatica. Ed è già parecchio di questi tempi per ciò che offre la casa. Uno sconticino, cameriere?
Bloch mi è sembrato più ispettore del solito, le indagini di Dylan inconcludenti e Groucho sottotono eccetto che per la battuta sulle “donne da analista”. Le pin up del mese sono superficiali ma divertenti, ed anche questo non guasta in fondo
.
Qualche escamotage (psico-)illogico un po’ pretestuoso l’ho già messo in risalto sopra, ma forse è colpa di un’impostazione che voleva farsi troppo detective-ica, da giallo, mentre bastava azzardare un zinzello in più di “incubo” e l’approssimazione sarebbe stato meno penalizzante/paracula
.
DISEGNI:
6 ½ Ok, Mari è per me uno dei più fascinosi disegnatori attualmente, e non si discute
.
Però qui mi pare sprecato per una storia che non presenta acuti particolari. Ed infatti il suo pennino s’impigrisce e rilascia tavole quasi normali nel loro non aggiungere nulla di ché. Tra l’altro pare aver “ripulito” molto il suo tratto da certi virtuosismi, ed i contorni così netti e spessi sembrano confermarlo. Peccato…
Eccessivo feticismo anoressico per le sue
girls tuttossa, occhi deformanti da gatte-arpie per i loro faccioni.
Dylan è invece ritratto con molta maestria, e fa scuola. Suggestiva la parte dei ricordi di Floyd, da fotoromanzo su projettore, consumato alla distanza.
La sindrome di Febbrajo non pare portargli bene. Tre storie tre negli ultimi tre anni e nessuna oltre la sufficienza. Salute…
COPERTINA:
5Stano aveva molte frecce all’arco per creare qualcosa di suggestivo sul tema del doppio truffaldino. E invece sennesce con una spintarella ed una felpa inguardabile. L’effetto
CG ha qualcosa sui colori di impastato ed ovattoso. Forse l’avrà disegnata il suo clone automatico al Pc…impostore
**** **** ******Adesso vi lascio perché devo lanciarmi a pesce sulle prossime selezioni per “
Stasera mi butto” , special edition per scegliere imitazioni di autori dylaniati. Cercano contraffazioni di grido, e dicono che prendano (tutto) un po’ nel mucchio, di recente.
Che faccio, mi ammucchio?
Nel dubbio tenetemi lontano il naso di Pippo Franco, o griderò io
.
ALOHA