<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by rimatt</i>
<br />Be', G.P., io ho letto <i>Cose dell'altro mondo</i> non aspettandomi molto, perché - come ormai sanno anche i sassi - non apprezzo quasi per niente lo stile di scrittura di Di Gregorio, e ho affrontato <i>Il modulo A38</i> più che altro con curiosità, perché ero curioso di vedere come avrebbe retto Recchioni (autore la cui sintonia con Dylan era tutta da dimostrare) sulla lunghezza delle 94 pagine. Mi sono piaciuti entrambi, pur con i dovuti distinguo.
Detto ciò, passo a spiegare perché, a mio modo di vedere, <i>Il modulo A38</i> è un albo nettamente migliore di <i>Cose dell'altro mondo</i> (il che non vuol dire che non gli si possa preferire l'altro, ovviamente). Prima di tutto, si è detto più volte che Recchioni si è "trattenuto", ovvero è stato attento a non strafare; a me questo fa MOLTO piacere, perché significa che il RRobe ha adattato il proprio stile (che, di natura, tende all'eccesso) a un personaggio non proprio, codificato da tempo, stando attento - prima di tutto - a rispettarne lo spirito. Di Gregorio, invece, non fa altro che strafare: piuttosto che scrivere Dylan, cerca sempre di scrivere il <b>proprio</b> Dylan, finendo puntualmente per stravolgerne le caratteristiche portanti, e interpretando il modello sclaviano a proprio piacimento. Recchioni si mette al servizio del personaggio, dimostrando rispetto anche per i lettori; Di Gregorio si serve di Dylan con eccessiva libertà, uscendo sovente dal seminato. In quanto alla qualità di scrittura, poi, mi sembra che Recchioni ne sia innegabilmente più provvisto (la sua esperienza è ben maggiore, del resto): maggior controllo sui tempi narrativi, maggior capacità di dare vivacità ai dialoghi, maggior abilità nello strutturare il soggetto della vicenda... In una parola, maggior mestiere.
In conclusione, un pensiero: il discorso del "se quest'albo l'avesse scritto Tizio invece di Caio l'apprezzereste/stronchereste" non mi piace (e non perdo occasione per ripeterlo), perché presuppone che i lettori non abbiano spirito critico e non siano capaci di pensare con la propria testa, ma si lascino condizionare in tutto e per tutto dai rispettivi pregiudizi. Inoltre, c'è chi lo fa ogni mese, e quindi ritengo che abbia ormai perso di significato (perché lo si applica a chiunque).
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Ma Rimatt, non so.
Il mio discorso non è fatto "in generale", ma è ovvio che, consciamente o incosciamente, tutti tendiamo a valutare un albo con una serie di pregiudizi legati al nome dell'autore. E' inevitabile.
Ti faccio un esempio.
Rimatt che loda "La Collina Dei Conigli" di Medda [:D]
Cioè dai te prego, ora va bene essere incerti sul confronto tra <i>Cose dell'altro mondo</i> e il <i>Modulo A38</i>, ma insomma...
Addirittura lodare La Collina, che è il numero tra i più brutti, scialbi e orendi che io ricordi [:D]
Dai, si fa per scherzare [|)]
Quello che voglio dire è che pre-giudizio è assolutamente impossibile da togliere.
Pensa che nella sperimentazione dei farmaci sugli umani (cavie umane si), al medico competente non viene detto a quale paziente viene dato il principio attivo e a quale un placebo senza effetto. Questo per non condizionare la valutazione.
Dici bene che è inutile fare sempre lo stesso discorso sui paragoni e sui pregiudizi di chi scrive, questo è esatto. Ma dobbiamo anche tener conto di una ineliminabile componente mentale sempre condizionabile, consciamente o meno. Che in alcuni casi, come in questo, secondo me emerge più che altre volte.
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