Intraletti i commenti precedenti devo dire che mi aspettavo qualcosa di meglio
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Molto pretenzioso, poco sostanzioso. Soggiovani e fanno benone, ma alla fine si tratta soltanto di storie flebili, sfumate, intrise di una certa supponenza, che non hanno il coraggio di segnare - ma solo quello di "sperimentare", cioè scostarsi dalla norma dylaniata, che a loro vedere corrisponderebbe a sperimentare, ma non è proprio così - proponendo un pacchetto accattivante nello style quanto poco intrigante a livello di narrazione.
Intendiamoci: non sono episodi scadenti né mediocri, ma mancano della capacità di raccontare una storia, in tempi brevi, un incubo, un intercorso inquietante, mettendoci Dylan di mezzo - a parte forse la seconda che infatti è la migliore. Cose come
La Bambina, Ghor, Serial Killer, Margherite sono distanti millenni luce
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Molto buoni i disegni illustrativi/pittorici delle prime due, specialmente quelli di Ausonia, ottima scelta la carta porosa - anche se non saprei quanto possa esser adatta per altri tipi di disegni - e convincente la copertina
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In breve qualche dettaglio :
Sir BoneIl viaggio metaforico nella sartoria(demoniaca) del
making of di se stesso mi può anche stare bene, ma un Dylan così imbambolato e fiabizzato dal narconirismo fatico a ricordarmelo. Partner passivo di quello che gli viene raccontato in un excursus pieno di baroccherie allegoriche (i capri espianti, il lavoro omologante, il sorriso costrittivo, l'abito che scomunica il monaco, il baphometto svolazzante, le corna impersonficate, i tagli su misura, etc) abbastanza fini a se stesse ma molto belle graficamente
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Intuibile già dall'inizio il motivo principale della camicie incarnate, con tanto di capezzoli già impressi a pag 5 sul torso, manco Dylan li avesse scolpiti a furia di sudate senz'amido.
Risaputo il tema del riciclarsi del personaggio sui logoranti luoghi comuni di se stesso (v. divisa standard, pre-putrafazione). Pessimo l'alleggerimento finale sul daltonismo. Ausonia dovrebbe mettersi d'accordo con Galli su quale camera da letto adibire per il set di CR7, perché quella baldaccosa di pag 33 appartiene ad un altro personaggio
Grick Grick Una storia di un demone. Uno dei tanti. Questa volta senza specificarlo, anche se probabilmente si tratta di un qualcosa collegato alla consunzione autofagocitante dei rapporti affettivi, che devono esser nutriti per poi diventare sempre più anafettivi e fast-eaten, in attesa di essere sostituiti da uno ulteriore... come un cagnaccio-jena in cerca di nuovi avanzi da sbrandellare.
Dopo un coitus climax (p.55), si volta di 90° (p.58), si contempla in un selfie e fa le valige (p.60)
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Buone le tempistiche, ottime le inquadrature inquietanti dalla regia, cattura nel bujo, e sa cosa non dire.
Mi sembra la più "storia" delle tre, e anche quella scritta meglio
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Claustrophobia Cosa dovremmo fare noi lettori per uscire da questo pozzosenzafine delle meta-storie con Dylan mattatore della mattanza di se stesso
Altra inutile appendice d'auto-analisi del fenomeno-Dylan, con retrospettive affrettate quanto sparacchiate in modo sconnesso. Il racconto in prima persona stanca meno del previsto, la scansione psicologica nello stretto tiene, ma le affermazioni sono di una retorica allarmante quanto arbitraria - come l'omosocialità con Groucho, la quarta parete di cartone da sfondare, il pensiero che siano state le donne a voler dimenticare Dylan, o il tirare in mezzo un Dio che non ti lascia morire.
Gloria ai funghi per l'allucinazione geometrica senza pupille che si chiude col morphing Xabaras>Morgana>Dylan - (pp.92-95) unico pezzo notevole dell'insieme.
Come detto a pagina 88: si può sopravvivere senza cibo, senza acqua, ma non senza una storia.
Ecco, sarebbe ora che qualcuno ne scrivesse qualcuna, perché allora forse potremmo arrampicarci ad un raggio di sole per uscire da questo pozzo
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(not) WELL, WELL...ALOHA