Dopo il primo intermezzo gualdoniano senza infamia nè lode (tutto sommato gradevole ma un po' inverosimile)
"Morte apparente", ho proceduto con la lettura de
"La voce negata" di Marzano che ho molto apprezzato al pari della prima lunga di questo volume. Anche questa è una storia horror classica che inizia bene ed acquisisce sempre più ritmo fino alla serie di colpi di scena finali. C' è il rischio della troppa carne al fuoco e in effetti la seconda parte è fin troppo densa, ma Marzano calibra bene rendendo tutto piacevole e proponendo una galleria di personaggi ben caratterizzati (anche quelli più stereotipati, come la signora che pensa sempre male, sono ben resi e non appesantiscono) a partire dal killer, uno dei più empatici degli ultimi tempi. Anche Bloch e Madame Trelkovski sono perfettamente inseriti e partecipano consistentemente ma senza ingombrare troppo all' evoluzione della vicenda, a dimostrazione che le situazione ricorrenti della serie se ben interpretate non sono inutili ed ingessanti clichè. Nell' insieme Marzano ha mescolato qualche buona idea a qualche spunto non originale ed ha imbastito un prodotto godibile e ben raccontato. Cava ha puntato di più sull' atmosfera, Marzano più sulla trama e sulla psicologia. Bel lavoro anche di Rinaldi, soprattutto sulle fisionomie dei personaggi.
Savelic ha scritto:
Vero, il Dylan di Marzano solitamente è abbastanza compassato. In questa storia l'ho trovato invece, contraddicendo quanto appena detto, insolitamente (e piacevolmente) 'sciolto' e naturale rispetto allo standard. L'unica cosa che mi sentirei di contestare è che nelle storie di Marzano, fra cui anche questa, Dylan è un po' troppo 'esperto' di soprannaturale: in La voce negata fa il so-tutto-io spiegando per filo e per segno cosa sono i fantasmi e i poltergeist, quali sono le differenze, come si comportano, il procedimento dell'evocazione degli spiriti, etc. Non è nemmeno fastidiosa come cosa ed è comunque stilisticamente caratterizzante, ma la mia preferenza va a un Dylan leggermente meno pedante.
Verissima l' osservazione sul Dylan di Marzano, qui meno compassato (e direi più vicino alla sua vera natura). Condivisibilissimo anche tutto il resto, ma con tutta l' esperienza che ha maturato è plausibile che ormai Dylan conosca a menadito le basi accademiche delle varie manifestazioni extraterrene. Voglio dire: anche a me piace il Dylan meno pedante, ma se con tutto il suo background (le esperienze fatte, i confronti con altri esperti, i libri di occultismo letti) non ancora si fosse imparato queste nozioni base... vorrebbe dire che sarebbe un tipo poco sveglio, cosa che non è.
Si può obiettare che Dylan è un personaggio che non invecchia, ma una cronologia c' è: è innegabile che tutto ciò che gli è capitato nelle centinaia di numeri usciti fino a ottobre 2012 sia successo prima di questa storia, quindi non si può dire che non abbia un' enorme esperienza accumulata. Quindi: fare il sapientone non fa assolutamente parte della natura di Dylan, ma ormai quando parla del suo campo non solo ci
può stare che lo faccia (sempre con garbo ovviamente), ma probabilmente ci
deve stare per dare credibilità a un personaggio con un simile percorso alle spalle.