Secondo me le domande sono state davvero molto mirate, e soprattutto da sceneggiatore - mestiere di cui andare fieri non tanto per la 'notorietà' che ti procura esserlo (vedi John Doe IV - 11) - a sceneggiatore io non avrei voluto aspettarmi meno. Se consideriamo le domande senza le risposte, sono domande di chi conosce il fatto suo e vuole REALMENTE capire e carpire qualcosa di interessante, anche spiazzante, dall'interlocutore. Il problema sono le risposte di Sclavi, oserei dire quasi la quintessenza della mediocrità, o meglio, della perdita della passione per lo scrivere.
Nella prima domanda, Rrobe non fa altro che chiedere quanto di realmente e coscientemente innovativo voleva esserci in Dylan (ho scritto anche io qualcosa al riguardo:
https://www.cravenroad7.it/news/2011/07/2c-il-post-di-giugno-2011/ ). In pratica, gli sta chiedendo, da fumettista, un'opinione sulle origini di Dylan Dog ed un'opinione su com'è adesso, seguendo il filo della sua (presunta) carica innovativa.
Seconda domanda, importantissima. Come fa il personaggio Dylan a coniugare la sua rigida caratterizzazione, da personaggio del fumetto popolare, con il suo carattere amletico, donato al dubbio, proprio del teatro, come di altri media? Domanda serissima, e invece Sclavi si limita a giustificare il fatto che Dylan abbia una caratterizzazione ben precisa.
Terza, gli chiede cosa ne pensa di due modi diversi di innovare, non GERARCHICAMENTE diversi, ma semplicemente diversi. E poi, stesso discorso per la funzione di Groucho e per la fine dello splatter, per non parlare della noncuranza di Sclavi nel parlare del suo 'Dylan-operazione-di-mercato-che-per-fortuna-ci-ha-fatto-fare-tanti-dindini'. Insomma, un Tiziano Sclavi davvero spompato, in confronto a domande che avrebbero provocato una reazione (poco importa se positiva o negativa: una reazione alle domande degna di questo nome credo sarebbe stata bene accetta dal Rrobe) anche da parte di uno Zombie!