tanta pena. Un commovente anniversario e un commovente ritorno, ma i risultati sono stati deludentissimi per me. Sclavi non può più scrivere Dylan Dog, non è più capace. Considerando a parte il 250 che per me assolve discretamente il compito di "supercazzola" celebrativa, le altre storie se ci fate caso sono tutte simili tra di loro, nei contenuti e in alcuni elementi. Soprattutto il dettaglio della doppia personalità , il fantasma fricchettone in UCRONIA, lo schizzoide in L'ASSASSINO E' TRA NOI e dulcis in fundo Jude Law in MARTY. Delle tre l'indubbiamente scarsa è quella con Stano, poi io detesto particolarmente MARTY perché vuoto specchietto per le allodole (le allodole sarebbero i fan di Johnny Freak), e quindi UCRONIA che almeno è divertente, spensierata, sconclusionata a più non posso ma sottilmente onesta. Non sapevo dove inserire questa top ten delle peggiori di Sclavi (peggiori nelle idee più che nelle sceneggiature sempre sufficienti) e simbolicamente scelgo questo topic. Ciao Tiziano, ti voglio bene.
10. Ananga/L'urlo de giaguaro disegni di Freghieri, n°133/134: storia doppia che cala decisamente nel secondo albo più giallistico e meno suggestivo del primo, come del resto succede in altre doppie (particolarmente "I segreti di Rambyln" n°64-65); a difetti narrativi qui si aggiungono fastidiosi echi animalisti con addirittura uno zoo tropicale in piena campagna londinese, non bastano i memorabili ma fini a sè stessi cameo di Martin Mystere e -udite udite- Jerry Drake. 9. Gente che scompare disegni di Coppola, n°59: insignificante; Sclavi introduce Safarà e Hamlin e vi grattuggia intorno il minimo sindacale d'atmosfera. L'unica trovata degna è il doppio Dylan ma tecnicamente è un meccanismo che addiziona verbosità alla verbosità già presente, la teoria assorbe la narrazione; stancante il carosello delle sparizioni e scopiazzata la "totalnebbia", Londra2 poco sfruttata (considerando a posteriori il buon lavoro fatto in "Zed" n°84 per esempio). 8. Il lago nel cielo disegni di Brindisi, n°151: il soggetto è dei fratelli Neri e si vede, si vede che dov'è c'è famiglia c'è casa e c'è Barilla, sostanzialmente siamo su quelle linee d'onda, scenicamente l'idea è potente (l'acqua come tramite spirituale, l'anfiteatro sottomarino) ma su carta si risolve in una monocolore psicanalisi dell'ingrata donna in carriera (Dylan fa il confessore) e in un generico pistolotto sull'incomunicabilità cosmica che ci affligerebbe tutti come mufloni. 7. Marty disegni di Casertano, n°244: c'è ancora lo zampino della consorte in una delle più sopravvalutate storie a fumetti, è un ritorno nostalgico alla formula di "Johnny Freak" svuotandone totalmente i pregi crudi (spietatezza pur nel buonismo di fondo) e i pregi tecnici (pathos) in cambio di un vegetativo Dylan baby sitter o dog sitter (sì, perché c'è anche quello stronzone di Botolo) e dell'infantile parallelo splatter, una critica asociale che ormai si rivela sciatta e scontata. 6. Il marchio rosso disegni di Coppola, n°52: il personaggio del barbone incastrato in un crimine medio-alto borghese tradisce tutta la convenzionalità della vicenda, già di per sè scemotta, pretestuosa (vedi scena del processo); per non parlare di un'intera classe sociale travolta da scandali impuniti, donna realizzata=escort, e sullo sfondo naturalmente la bontà estrema dei freaks, dei diseredati; per fortuna che a quei tempi c'era lo splatter. 5. La storia di Dylan Dog disegni di Stano, n°100: spiazzante trovata pubblicitaria ma svuotata nei valori narrativi e contenutistici; Xabaras, Morgana e financo la personificazione della "metà buona" paterna investono di luce abbagliante il nostro sensuale intuito e sradicano come un pero secco la magia subliminale, il destino di Dylan giocato ai dadi e in una sparatoria su una bagnarola, accanto a un insopportabile folletto, un rospo gigante & la scoperta dell'acqua colorata. 4. Il gigante disegni di Casertano, n°156: inconsistente sequel di "La quinta stagione" n°117 che a sua volta era il sequel riuscito dell'immenso "Golconda" n°41; di per sè non è malaccio, cela qualche sorpresa visiva e il cantastorie dà al prologo un'atmosfera burtoniana ma nei testi confluiscono due filoni del peggior Sclavi, l'eccessiva retorica che rende nullo il contenuto e la sguaiata vena fantasy con gnomi, fatine e nani da giardino che cazzeggiano in ogni vignetta. 3. L'assassino è tra noi disegni di Stano, n°243: la prima storia di una serie in cui non compare il Protagonista, o meglio compare il suo riflesso nella multipla personalità dello schizzoide di turno, da Guinness; peccato che da Guinness vi sia anche lo scopiazzamento di sana pianta da "Identità " di Mangold e la accennata sciatteria narrativa che ricorda da vicino certe prodezze chiaverottiane (vedi i muppets orrorifici o i dialoghi); la storia meno sclaviana di sempre. 2. Il ritorno di Killex disegni di Roi, n°129: che peccato! Io amo il Killex originale n°80, io amo il prologo di questo atteso ritorno, tra i più folgoranti e i meglio disegnati dell'intera testata (il ritrovamento di una fossa comune in piena Londra); che peccato assistere a un inequivocabile crollo di idee che culmina con la mummia inerte del fu scienziato sanguinario e soprattutto con il cameo degli immigrati prigionieri nelle fogne di fantomatici produttori snuff (ma che c'azzeccava con Killex? boh) 1. Cattivi pensieri disegni di Cossu, n°138: in una parola, irritante. Anche qui il prologo inganna richiamando a un altro gioiello del passato ("Dopo mezzanotte") ma le intenzioni vengono a galla clamorosamente; "collettività =forza costituita=cacca xenofoba" di contro "Dylan=precettore di giovane avvocatessa sopra le righe che sceglie di difendere il negro", ah e il "negro" è preso da "Il miglio verde" con un gusto pseudo-fantasy che ricorda certi miseri tentativi rujani. La storia si consuma tutta qui.
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