Cravenroad7

Hai perfettamente ragione. Se leggi tutto quel che dicevo quando entrai nel forum, vedresti una persona molto diversa.
Ho cambiato idea su molte cose, direi. Grazie all'interazione con voi, con le discussioni, le riflessioni personali e l'aiuto di letture e di fittissimi carteggi vituali con amici più esperti di me.
Per esempio, sostenevo che Chiaverotti era il più grande sceneggiatore italiano dopo Sclavi. [:O]

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<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by Triss</i>
<br />Per esempio, sostenevo che Chiaverotti era il più grande sceneggiatore italiano dopo Sclavi. [:O]
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[B)]
E tu volevi fare una Triade con me e Teo?
Potevi farla con VM e Gippo[:D]

E adesso invece chi ci metti subito dopo Sclavi (supponendo che per te Sclavi sia ancora al primo posto)?

Difficile stilare una classifica, dato che ho ampliato notevolmente lo spettro degli autori conosciuti. C'è Berardi che è un Maestro, poi Manfredi, Medda appunto ... Per dirne soltanto alcuni. Sclavi ha dato il meglio di sé nel secolo scorso, ormai. Questo per parlare dei viventi. Poi ci sarebbe anche G.L. Bonelli.
Bisogna stabilire da quale punto di vista stilare una classifica...

Eh, caro Tyler, il proprio passato va messo in conto per la propria crescita. E questo forum è una buona memoria. Così come lo è il mio blog.

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<br />Per esempio, sostenevo che Chiaverotti era il più grande sceneggiatore italiano dopo Sclavi. [:O]<hr height="1" noshade id="quote"></font id="quote"></blockquote id="quote"> Detto da Lei suona come uno scherzo di cattivo gusto! [:0]

Eh, cara Lei - che finalmente torna! -, le cose stanno così. Ovviamente non esattamente, perché le prime storie di Chiaverotti non mi piacevano per niente. L'apprezzamento è cominciato tardi, a ridosso del n.100, per poi declinare nel post-100. Diciamo che l'andamento non è mai stato costante. Poi Brendon non mi è piaciuto all'inizio. Ho incominciato ad apprezzarlo soltanto molto tempo dopo, per poi stroncarlo definitivamente alcuni anni fa.
Come vede questa è la storia.

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http://www.postcardcult.com/articolo.as ... sezione=11
intervista carina del nostro caro Michele...

Il giusto riconoscimento per un grande autore:

http://www.comicus.it/view.php?section=news&id=6702

Super menzione anche al fantastico Pasquale Frisenda.

1 La saggezza dei morti disegni di Freghieri, n°222: la commiserazione sclaviana abdica alla constatazione affettuosa ma corrosiva delle formidabili origini nel paesino pittoresco palpebra sul grottesco globalizzato, nei turni di notte cimiteriali, nelle case sulla collina, nella catarsi finale.
2 L'ospite sgradito disegni di Stano, n°233: sublimazione e soverchiamento, prequel di Caravan; classicissima scansione di notti insonni e antologia pura, coesione maniacale delle ipocondrie dylaniane, professionale e globale.
3 La legge della giungla/Homo Homini Lupus disegni di Freghieri, nn 198/199: la migliore doppia in testi del trio Plauto, Mazua e Boyle guastatori di feste comandate e quadri socio-psico-mediatici di Londra amazzonica; rigenerarsi dall'autosoffocamento per slavina di politicamente scorretto.
4 Il giorno del licantropo disegni di Stano, n°277: l'eredità sclaviana delle teorie dimensionali, ricominciando dall'altro ieri e dal dedalo di norma, subnorma, relativismo sciorinando le chance risolutive; l'horror è la norma e il piattume la subnorma?
5 La prigione di carta disegni di Piccatto, n°114: sotto il solito cielo londinese color medicinale scaduto, la solita umanità cercava di rubare chicche e acidamente rielaborarle con il beneplacito di illusionisti del marcio, profeti del sidewalk-show.
6 La terza faccia della medaglia disegni di Freghieri, n°179: noir, nervi, triangoli, confessioni, intenzioni, midollo dylaniano nella pantomima gorgheggiata e cristallizzata; Dylan ruffiano sodomizzato nei flutti di scarico.
7 Il battito del tempo disegni di Piccatto, n°154: promemoria meddiano sdogana il pseudolirismo sclaviano per l'accento fantasy del cartoonistico big ben e della zuccherosa isola londinese e il colore progressive da Peter a Paul e chissà passando per Gabriel.
8 Il feroce Takurr disegni di Saudelli, n°256: la ricerca vana dello standard di commedia nera alla ribalta nell'uncino della schizofrenia collezionistica, nella genialità di diavoloni gommosi e di pupazzetti brigatisti, nella sicurezza narrativa.
9 Vittime designate disegni di Freghieri, n°236: ghoststory che d'un tratto muta i connotati della richiesta di aiuto psicanalitico per quelli del thriller da cadaveri nell'armadio o nel giardinetto nell'ineffabile cappa dello shopping di patti satanici.
10 Il fiume dell'oblio disegni di Di Vincenzo, n°168: fantoccia reincarnazione di serial killer che tradisce la volontaria voluttuosità sceneggiativa nell'indagine capovolta e scenografica nell'icona della palude celtica.

3 La bestia disegni di Casertano, n°209: ingenuotto gironzolare intorno le beghe della superstar hollywoodiana.
2 La famiglia Milford disegni di Piccatto, n°203: thriller dalla scontatissima cadenza appesantito vieppiù dalla malposta continuity di critica mediatica.
1 La collina dei conigli disegni di Mari, n°263: l'esca dell'autosuggestione animalista per un balzano disaster action nonchè trash con tanto di fattoria isolata ed assediata da saltellanti antropofagi e protagonisti fuori luogo compreso Dylan.

Invece io La Famiglia Milford la rileggo sempre con estremo piacere. Straquoto su La collina dei conigli!

Come ho scritto altrove Medda è un autore che su DyD scrive dei soggetti molto interessanti e li scrive bene...

Ha a mio giudizio però una pecca...non tira mai fuori alcun colpo di genio che erge la sua storia a capolavoro..
Le sue storie sono linearissime...iniziano con un certo livello di pathos e terminano con lo stesso livello...nè più alto nè più basso..

La sua storia migliore è La scogliera degli spettri (che però va divisa con Serra e Vigna).
Se vogliamo parlare di storia sceneggiata soltanto da lui allora voto per "Vittime Designate" che propone dei temi assolutamente interessanti..

Però, ripeto, nessuna sua storia mi ha mai sconvolto..

Sì, però quando il pathos parte ai massimi livelli e si attiene su quello standard per 94 pagine (il riferimento è all'immensa "L'ospite sgradito") non è che alla fine ci si possa lamentare perchè ha mantenuto sempre lo stesso livello.
Quell'albo, poi, è un colpo di genio dall'inizio alla fine altro che "non ne tira fuori mai uno"

Ma a me pare che albi come La saggezza dei morti, Vittime designate, Il battito del tempo o La prigione di carta (le prime che mi vengono in mente) siano sorprendenti anche nello sviluppo della trama, oltre che nella sceneggiatura.

Comunque, ho letto giusto ieri la storia di Medda/Bonazzi contenuta nello Speciale a colori di Nathan Never. Udite udite, non m'è piaciuta! O meglio, la storia sarebbe anche bella, oltre che sorretta da un'idea bella forte, ma i dialoghi, in più di un punto, mi sono sembrati rafazzonati e poco ispirati... Insomma, non da Medda, che ha sempre fatto della fluidità e della spontaneità dei suoi dialoghi un punto di forza. Magari al mio scarso gradimento hanno contribuito anche i disegni svogliati e la colorazione orrenda, oltre che il feeling nullo con il personaggio principale.

Nell'ospite sgradito secondo me invece tiene un livello basso per tutta la storia...ma per un fatto molto semplice: non succede nulla...Non c'è un' indagine, non c'è una stranezza....solo una serie di situazioni assolutamente quotidiane...
Nemmeno la scena finale mi entusiasma...
E' il tipico caso in cui lo sceneggiatore chiede al lettore uno sforzo (ben lecito per carità) di interpretare la storia secondo un significato più profondo di quanto le singole situazioni offrano di per sè...ovvio che la tensione sia sempre bassa..

Rimatt: la saggezza dei morti credo sia l'emblema dell'albo in cui il pathos mantenuto sempre uguale durante tutta la storia...persino la presenza degli zombi non alza la tensione...ciò non toglie che la stessa rimanga un'ottima storia..

Ma... ne L'ospite sgradito non succede nulla? Prendiamo solo la superficie della storia: c'è una lotta fra Dylan e un topo (e già di per sé questa è una situazione piuttosto assurda e molto dylaniana) che piano piano degenera e porta l'Indagatore dell'Incubo all'isolamento (l'allontanamento di Groucho e poi di Bloch) e alla paranoia (piano piano viene meno la sua stabilità mentale che sfocia in episodi di rabbia e violenza). Già questo, semplificando, è un soggetto dalle alte potenzialità (che ricordo si ispira a un lavoro teatrale di Gaber). Poi Medda ci mette dietro un lavoro di sceneggiatura notevole (per non parlare degli immensi disegni di Stano). E scusa, David, ma entrare in un negozio con commessi dalle sembianze feline o arrivare ad una specie di guerra con un topo in casa, non mi sembrano proprio situazioni assolutamente quotidiane

Poi lo sforzo del lettore (ma neanche tutto sto sforzo, dai... Medda con i testi aiuta molto) di interpretare e di scavare in profondità, ha fatto la fortuna di Dylan Dog (penso a Storia di nessuno, L'inquilino del terzo piano, e altre decine di storie).

Comunque per me, questo rimane uno dei punti più alti della testata, e probabilmente l'ultima grande storia, ad oggi, di Dylan Dog.