Angelo fa poche storie ma non credo abbia un filone ideale nel quale preferisce muoversi, e così non credo che una storia mia o di un altro possa essere preferibile. Piuttosto il difficile è beccare la congiuntura astrale del momento esatto in cui si libera, avere una storia disponibile già pronta, sperare che gli venga proposta e che lui la scelga. Mi piacerebbe molto, è uno dei pochi con cui non ho mai lavorato...
Ma passiamo a Harry Potter. Se il primo libro era pieno di invenzioni che mettevano la base per muoversi nei libri seguenti (ed era evidentemente un libro per bambini), e il secondo lo seguiva in maniera un pochino forzata, è solo nel terzo che la Rowling, secondo me, si scatena. Gli animagi (animaghi? Qual'è il plurale di animagus?), la rivelazione di Crosta, il personaggio di Lupin, tratteggiato divinamente, l'aperta ostilità di Piton -personale- per quest'ultimo, le figure MAGNIFICHE dei dissennatori, dei loro effetti, il Patronus, Harry che vede sè stesso al di là del lago e si scambia per il padre, la comparsa di Sirius, che rimane temuto a lungo, l'ippogrifo... Ecco, c'è tanta carne al fuoco, tante cose NUOVE e soprattutto in eterno binomio bene/male. I dissennatori che difendono Azkaban ma sono creature del male. Sirius l'assassino fuggiasco che si rivela padrino di Harry. Lupin, buon professore, che quando si trasforma in licantropo diviene incontrollabile... C'è molto humor e anche un po' di horror. Ma soprattutto è ancora una favola. Nel quarto libro (il mio secondo favorito) c'è il primo morto. Ed è qui che i romanzi passano definitivamente a questa definizione. La morte e l'ingresso nell'età adulta e della scrittura matura. Nel quinto libro Harry è insopportabile, ma non potrebbe essere altrimenti: ha 15 anni. La Rowling è stata onesta: un libro, un anno. E se Harry a 11 anni era un ragazzino ora ne ha 15, ha conosciuto la morte e la fallibilità di chi lo circonda. Nel quinto libro Silente sbaglia, Sirius sbaglia, Harry scopre che perfino suo padre all'epoca aveva sbagliato. Le sue certezze si infrangono. Scusate il comizio, sono abbondantemente off topic. Ma credo (e spero) che la Rowling abbia afferrato quanta attrattiva abbiano i personaggi a mezze tinte. Per questo io amo Piton (anche nella sua versione cinematografica, dopo un po'). Voldemort dice che punirà i suoi seguaci che lo hanno rinnegato per vigliaccheria, che richiamerà coloro che gli sono stati fedeli, ma che UNO, UNO SOLO, il solo che si è davvero pentito ed è passato dall'altra parte morirà. Quell'uno non può essere che Piton. E se Harry non è scemo deve capire che pur non piacendosi, sono gli alleati più potenti che ci possano essere: Voldemort li vuole morti entrambi, entrambi vogliono Voldemort morto.
Ok, ora mi calmo, cerco di convincermi che non sono persone reali e vado a nanna. Pensate un po', se sto così quando leggo la Rowling come posso stare quando leggo King (John Rainbird, dove sei anima torbida?)?
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