Uno sconforto tremendo: questa è l'unica cosa che colpisce e fa paura dell'albo, se si pensa a che punto possa essersi ridotto uno come Bilotta per sbarcare il lunario su un pianetino arido e svuotato come l'attuale inedito... dove lui ha sempre faticato a trovare una forma espressiva decente - unica eccezione
La Macchina Umana - perché senza un universo completamente a parte/sua immagine non sembra in grado di quagliare granché in poco spazio, e poca possibilità di divagare...
Una storia pallidamente inutile e priva di spunti, da rinsecchire qualsiasi volontà di discuterne... se non fosse per le beotate leggendarie di cui si macchia, consumando inchiostro inutile, pur di arrivare alla famigerata p.98 e chiudere il baraccone.
Se un ragazzino cominciasse a leggere attorno ai 10-11 anni DD da roba tipo questa, la Bonelli avrebbe gli incubi a vita - quella poca che gli rimane
- per essersi autodivorata un'altra fetta di lettori, all'ombra dei propri insuccessi.
S ◉ P ◉ O ◉ I ◉ L ◉ E ◉ R ◉ Non vorrei diventasse un'abitudine, ma come il mese scorso la
copertina è la parte migliore del lotto. Peccato che ci mostri una cameretta sovraccarica di roba, mentre per Roi quella di Tim è più asettica e vuota di un dormitorio sovietico per sfollati (p.19 e 52).
Ecco, di
Roi non saprei che aggiungere: siamo sempre allo stesso punto, forse un passo indietro rispetto a
Pioggia di sangue, ma anche qui non c'erano vignette particolari ad effetto. Ricade al solito nei soliti tentacoli/braccioni dal bujo, e trasmette di fatto poca angoscia nei pochissimi momenti clou (v. incubo sui banchi a pp.40-41). In generale si attiene all'appeal ingessato di grigiore apatico dell'intero albo e non è un bene.
Di sicuro disegnare infanti non è il suo talento principale, e infatti il più delle volte sembrano nani/gnomi sproporzionati nelle fattezze, soprattutto i lineamenti
.
[...]
Sulla storia in sé fatico a trovare qualcosa di difendibile, e come detto all'inizio, l'effetto "sconforto" è l'unica cosa che ottiene col sua appeal floscio, ridondante, lemme, apatico, compassato, di un grigiore compilativo come poche. Un'interminabile sequela di scambi Dylan-Tim-Maggiordomo su ovvietà educative, contro presunte paure e forme di tormento infantili alle fine in gran parte infondate, nel vagheggio del tantoper... o quantomeno non documentate da fatti/causali concrete.
La trama non esiste: in pratica c'è un bimbo bullizzato nella norma che (per
solitudo?
) s'inventa mostri nell'armadio per far fuori amici/parenti immaginari. Tutto qua, mentre per 80 pagine dobbiamo sorbirci il suddetto infante depresso e deprimente che tenta di farsi credere (senza troppo pathos, ohè!) da Dylan o dagli altri adulti, che a loro volta lo circondano se non soffocano di frasi di circostanza senza risolvere alcunché, figurarsi approfondire o indagare sui suoi (presunti)demoni interiori. Ogni tanto Tim dà sfogo a cotali fantasie, ma il più delle volte ci troviamo davanti a delle scenette dal regime semi-autistico, come lo scambio a tre con Barry ed Emily prima di andare a scuola (pp.37-79)
.
Appunto, indagare: davvero vergognoso ai limiti del cialtronesco il modo in cui la sceneggiatura contempla l'atteggiamento farraginevole e smorto di Dylan, che gironzola passivamente tra casa e scuola di Tim
SENZA FARE DOMANDE (neanche sullo/dallo psicologo che teneva in cura il bambino), senza mettere il naso sulle vicende di famiglia, sui trascorsi effettivi, etc. Nada de nada; il massimo delle indagini sono dei graffi - senzi basi! - trovati sotto l'armadio, per il resto soltanto comode disquisizioni sul nulla davanti ad un tè col maggiordomo abbacchiato (come se fosse un esperto pedagogo o avesse avuto 13 figli), o scambi inani col pargolo per dargli fiducia in nonsisache.
Non per nulla ci vuole quell'ottantina di pagine per fargli arrivare notizia della morte soltanto fittizia dei genitori di Tim, mentre
su quella di Barry non batte ciglio manco per l'anticamera del cervelletto, passeggiando indifferente per giardinetti il giorno dopo (pp.60-63), piuttosto che chiamare la polizia o quantomeno verificare qualcosina in giro, mai sia
Si vorrebbe creare una falsa pista/stimolo inquietante con l'uomo nero in palandrana che vaneggia (p.65) da esperto di tormenti simili, ma rimane lettera mortuaria nel resto della storia. Puerile da pappetta servita riscaldata lo sbrigativo finalino risolutivo dove basta lasciar il mostro uccidere le proprie fantasie (ultima Emily), et voila tutti tranquilli più di prima, ronf.
Sulle altre storture illogiche non mi va di metter il dito nella piaga, visto che già altri forumisti si sono espressi sull'inqualificabile ed inutilerrima maestrina, l'idiozia di Dylan che permette al pargolo di andarsene da solo in giro con 10.000£ al seguito senza contattare i genitori, più altre libere scorrazzate a qualsiasi orario, da buon figliol-prodig(i)o-di-nessuno, ben spalleggiato dal maggiordomo compiacente nella passività (p.56), che vede ritornare Tim nel cuore della notte sotto la pioggia battente senza battere ciglio, come se avesse appena terminato da 18enne un happy hour coi compari di sbornie
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Un albo neanche da bocciare in ogni materia: da rimandare direttamente alle richieste d'asilo in qualche discarica di oblio.
Voto 4 e tornasse pure nell'ombra, di qualche armadio
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