Un classico: seconda parte che delude le (già scarse) aspettative della prima
Laddove nel numero scorso era tutto impostato su un (presunto) bluff sagace condizionato dal calco di determinati film di rapina... qua si tracima unicamente nella pura baracconata caciarona da action-fantasy cheDeNardo&Faracilassameperde, non prima di essersi abbeverati alla fonte eterna del citazionismo auto-compiaciuto sui film di detenzione.
Ho votato 5 e non di meno soltanto perché i
disegni di Gerasi sono davvero in palla, e anche la copertina è molto bella.
S ✵ P ✵ O ✵ I ✵ L ✵ E ✵ R ✵ Già dalla scena iniziale della palla da baseball si capisce che senza citazionismi quest'albo durerebbe 20 pagine, o forse non sarebbe neanche nato sulle ali monche della sua scarsa creatività in libero arbitrio di affastellarci occhiatine d'intesa. E la cosa che non rincuora è come questa palla, tale Pugface, infesti poi come il peggiore imp petulante il resto dell'albo da demoniaco alter ego del famiglio londinese baffuto, tra freddure e frescacce seconda media style
.
Si vorrebbe trasmettere tensione e gergalità "di genere" cinematografico, ma la prima trentina di pagine non consegue nulla di questa nel suo atteggiarsi allo schemino da claustro-pellicola di detenzione/prigionia, col tipico neocarcerato che deve far conoscenza col gruppone di veterani, dovrebbe venir bullizzato, trovarsi l'amichetto di confidenze, cominciare ad ascoltare le leggende locali, gombloddi di evasione, etc. Peccato che di questa tensione - o contro-rigore ironico, se la si voleva buttare in farsa - non si percepisca quasi nulla... e la prima trentina di pagine ce la siamo giocata, a suon di chiaccheronate inerti
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Poi, diciamo per una ventina di pagine da p.34 a 54 circa, ci ritroviamo l'unica parte (in parte) azzeccata dell'albo: la fuga vera e propria dalla miniera, abbastanza rutilante e rocambolesca, anche se quella che poteva esser la scena madre iconica - il risucchio dentro la miniera dai binari - non viene per nulla rappresentata, e non di certo per colpa di Gerasi (pp.53-54).
A 'sto punto comincia la fase "gita fuoriporta" (o "sotto il battiscopa", come in questo caso) in cui
si capisce chiaramente che l'autore non sa dove andare a parare per riempire le tavole... con l'aggravante di un boja gregario Bonardo che alla fine presenta una caratterizzazione pari allo zero, senz'arte né parte, salvo rivelarsi strumentalmente determinante in ogni frangente, senza il quale i Nostri - anzi, il solo Nostro DD - sarebbero stati spacciati. In pratica un jolly salvotutti/sottuttoio patentato senza cui la sceneggiatura sarebbe andata a picco-li passi verso il baratro da sé scavato
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Quasi a 1.10 la quota scommessa che la posa statuaria dei soldati di sale (p.56) sia la citazione di qualche opera d'arte; simpatico l'alchimista che trasforma il sale in pepe -
anticipando questo business? -
ma non ha nessun rilievo in sé nel viaggio sotterraneo dei nostri... che poi diventa subacqueo (pp.67-69) perché chiaramente non si sa dove andare a parare, un muzzo di pagine di evasione dal senso untantoarkilo, sciorinate tanto per, ma almeno coadiuvate da un Gerasi in splendida forma, anche quando deve dipingere un inutilerrimo inseguimento riempitivo à la Mad Max tra demoni, sgommate, avvoltoi e crepacci, senza lesinare un omaggio in meta-citazione
della copertina del #57 (p.81).
Il finale in pratica non esiste, fantasma di sé e della scarsezza d'inventiva generale: Dylan ritrova il campo minerario di concentramento vacante, e Bloch lo salva dall'aldiqua con un iperglicemico massaggio cuorecuore, mentre ci sono uno strambo cane a spasso in più ed un demone sventratore su questa valle di lacrime, mentre il telefono squilla
Non basta ficcare una tantum qualche uomo in bombetta, qualche occhio gigante, un burocrate dalle due facce, qualche testa di pistola o lucertoloide
per naneggiare sulle (s)palle dei giganti.
Fossi in
Sclavi ed
Ambrosini, da qualsiasi non-luogo si trovino, chiederei i danni d'immagine per aver abu$ato dei concept di inferni burocratici e pandemonio di Golconda per produrre una ciofecuzza simile, dove non traspare nulla del loro nonsense grottesco ed ispirato che ha fatto la (hi)Storia di queste pagine... rispetto alla storiella che ci troviamo qui davanti, sorbita in 188pp di una pochezza da raccomandati da brividi, quello sì...