<blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote"><i>Originally posted by igo</i>
<br /><blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Uno dei problemi ricorrenti di un fumetto seriale è che, quando si è persa la freschezza dei primi anni di storie ed il creatore del personaggio non segue più la propria creatura, gli episodi di altri autori si fanno sempre più spesso ripetitivi, di mera routine, senza anima. I dialoghi diventano strettamente funzionali, niente accade per caso, tutti gli elementi si incastrano in un puzzle coerente quanto freddo e ogni cosa è spiegata in modo esauriente. I personaggi? Sono concentrati e focalizzati solo sulla porzione di eventi narrati e non c'è spazio per nient'altro, non "vivono".
L'idea alla base della seconda prova di Fabrizio Accatino con Dylan Dog è pura routine, diciamolo subito. "Pazzo omicida in fuga e braccato dalla polizia", stop.
E' la sua trasposizione in testi e immagini a tingersi di connotati insoliti. L'obiettivo non è puntato, infatti, su vere e proprie indagini con relative sorprese e colpi di scena (in realtà molte spiegazioni contenute dell'albo sono solo supposizioni, plausibili ma non certezze), quanto su aspetti solitamente poco sfruttati.
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questo è tratto da ubc fumetti
http://www.ubcfumetti.com/dd/al05_r.htm
non ciìondivido perchè sono rimasto molto colpito dalla storia.Anche se non c'è una fortye innovazione mi è piaciuta moltissimo.
Igo.
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Ho letto la recensione di Ubc poco fa. Il suo giudizio mi è sembrato nettamente positivo. Quella che hai riportato è l'introduzione, che parte da un ragionamento a contrario: "Quando un autore smette di seguire il personaggio da lui creato escono storie meccaniche e ripetitive. Questa invece, dietro un soggetto apparentemente di routine, si distacca dalle altre". E poi spiega i lati positivi. Che condivido in pieno.
Porto con me sempre la coppa / se mai dovesse essere mia la goccia / che lenisca la sete di un viandante - / se mai qualcuno mi volesse dire: / "Dona all'ultimo, e donerai a me". (Emily Dickinson)