Quando finisci di leggere un albo e ti si riempiono gli occhi di lacrime, c'è poco da fare, l'albo merita l'appellativo di capolavoro e un posto di riguardo nel tuo immaginario dylandoghiano. Ma guarda te, ancora una volta Casertano...
La copertina è molto intrigante, pur senza entusiasmarmi, idem l'horror club. De gustibus.
COMMENTO SPOILER
Che fossimo davanti al terzo albo "celebrativo" consecutivo non era una novità: questa volta il pretesto è la presentazione di Carpenter, Rania e della nuova Scotland Yard (nella quale peraltro non c'è Jenkins, non so se per esigenze narrative o perché altro; si attende curiosi!). Leggendolo, mi è inizialmente parso macchiettistico e di circostanza, solo verso la metà mi ha catturato nel vortice di azioni e ha mostrato di essere veramente un albo di Dylan Dog e non un manuale di guerriglia urbana. Solo alla fine ho capito (o forse non ho capito ma ho solo allineato alla mia sensibilità) la prima parte, quando manifestanti e poliziotti di ammazzano a vicenda.
Simeoni è nel gotha dei miei autori preferiti per
Strìa e
Gli occhi e il buio e confesso che mi aspettavo qualcosa più in linea con i suoi romanzi a fumetti (soprattutto con Strìa) per Dylan Dog: sono rimasto spiazzato a trovarmi davanti uno scenario sessantottino nella Londra dei nostri giorni.
Ma è una sceneggiatura importante anche per dare delle opinioni su questi avvenimenti, che sono e saranno sempre attuali e non confinati in 98 pagine a fumetti; da una parte, Dylan Dog-fumetto è sempre e giustamente stato "di sinistra", a favore degli oppressi, contro i soprusi, dalla parte del popolo e del lavoratore e sono contento che questo spirito non sia stato tradito nell'albo, anzi venga chiaramente espresso sia da Dylan che da Bloch alla fine. Ma Simeoni, nel bilanciare magistralmente le scene tra poliziotti e manifestanti, nel far vedere che anche i poliziotti le prendono, vengono ammazzati, e magari hanno a casa una famiglia (vabbè, questo non lo dice), che in fondo hanno un lavoro da compiere e ci sono forse più Carrey che Miller, vedere pagina 20 per il riferimento, anche se magari non in Italia, mi ha ricordato Pasolini che diceva (
qui ) "
io simpatizzavo coi poliziotti!/ Perché i poliziotti sono figli di poveri". Non c'è solo il G8 di Genova, soprattutto all'estero. Stop, my two cents sulla polizia e non abbassare mai la guardia, colpiscila
Mi ha fatto strano vedere Dylan alle prese con Google, Wikipedia e batterie che si scaricano, ma in fondo è stato divertente. E a piccole dosi ci abitueremo.
Altra considerazione sulla sceneggiatura (e forse anche sul nuovo corso in generale, vedremo), ho molto apprezzato il giocare a carte scoperte: Carpenter sembra uscito da un poliziesco anni '70? Bene, Dylan gli dice in faccia che "Il caso Scorpio è suo". Dylan sembra Bruce Willis? Bene, e se lo dice da solo non senza una smorfia di disgusto. L'importante è che non sembri mai Nicholas Cage
Non so bene perché mi è piaciuto questo atteggiamento, però mi è piaciuto e basta. A volte ti piacciono delle cose e non sai perché!
Che pure Dylan indaga, si muove, agisce e alla fine salva la situazione come ai bei tempi. Che abbatta un muro a colpi d'arma bianca è un manifesto di ritorno alle origini, e tutti capite cosa intendo. E poi finisce in manette sul più bello, quando già stava per slacciarsi la cintura. Inguaribile romantico
Il finale è uno dei migliori mai letti. Le pagine 97-98 sono un capolavoro, ad oggi, novembre 2014. Bloch è monumentale (e mi stupisce che ancora nessuno l'abbia commentato); se per avere questo Bloch il prezzo era il pensionamento, ben venga! Le parole che dice sono la voce dell'autore, sono un trattato di storia e sociologia in due righe, sono frutto di un pensiero reale, ragionato e sofferto e non messe lì per stupire il lettore e per creare una chiosa filosofica all'albo. Lì c'è Simeoni che parla al lettore e dà la chiave interpretativa all'albo e alle situazioni di guerriglia; che spero di non aver travisato. Poi c'è Nelson Mandela, che trovo molto in linea con la filosofia di Dylan Dog. E la frase è stupenda, forse questa sì che è messa lì un po' per stupire, ma a questo punto il lettore sta al gioco, chiude l'albo e si asciuga le lacrime. Chapeau, Simeoni, mi sei arrivato dritto al cuore.
Casertano lo amo, anche se inizialmente non mi è parso molto in forma. Però col passare delle pagine entra in trance agonistica e i disegni diventano un tutt'uno con la storia. E allora è una goduria vera.
9