Cravenroad7

Però a quanto ho capito

Ora che mi ci fai pensare una volta c'era un gatto che si aggirava per il forum... e no, non era Cagliostro


Certo, come Bloch che ormai è in pensione e si da per scontato che ci rimane (in pensione e non secco).
Volevo esprimere più che altro lo stesso dubbio espresso da Goblin, ovvero che se è stata programmata una continuity, sicuramente ci sarà modo di approfondire la personalità di Bloch, soffermandosi sul personaggio e tirandone fuori anche il "lato oscuro".
E quindi è giustificabile il tono grottesco di quest'albo anche nell'ottica della continuity, per riservare storie più cupe nel prosieguo.

per me non sposta di una virgola la mia considerazione, sempre assurdo è

Io lo sto rileggendo, con calma e con ben presente che le balle scritte nell'editoriale sul Bloch "protagonista" sono appunto balle.
Mi pare una storia normale, tutto sommato, niente di eccelso, forse un po' frettoloso nonostante le pagine aggiuntive. Scese le aspettative lo si legge con un'altra ottica.
Alcune "sbavature" non mi sono piaciute e non le digerisco ancora, fra queste:



Nel complesso se prima gli davo 4/5 ora gli darei 6, ma un sei di incoraggiamento come quelli che davano alle superiori .

a proposito di citazioni:
l'uso che ne faceva sclavi era questo! metteva continuamente frasi di de andrè, nomi presi dai suoi libri e film preferiti, richiami espliciti a partire dal 'non aprite quella porta!' nel numero 1 e se uno non le riconosceva la storia era godibilelo stesso, se le riconosceva era una strizzata d'occhio, un filo comunicativo diretto fra autore e lettore... consiglio la lettura della prefazione dei classici di repubblica che spiega molto bene il meccanismo.
ora se questa citazione viene nominata anche nel redazionale che cambia, esattamente?

Bel numero, voto 8. Ho ritrovato molto del vecchio Dylan in questa storia.

Ma è un anno che viene detto che il pensionamento è in continuity Come molte delle cose che avverranno nelle prossime storie.

Riletto e purtroppo questo albo paga troppo l'eccessivo hype.......in se è carino, non convince dl tutto grazie a qualche espediente abusato, ma è leggibile!!! Toppe aspettative rovinano il prodotto finale......

Letto appena comprato.

SPOILER

Numero memorabile come sappiamo, perché un punto di riferimento di Dylan viene a mancare (anche se gli effetti si vedranno a partire dal prossimo numero).
La vicenda che si delinea intorno a questo punto cruciale è un pochino meno interessante, poiché la morte che si prende una vacanza è un espediente che si è visto già in molti numeri.
Anche quell'impronta leggermente scansonata che si percepisce per quasi tutto l'albo non mi ha convinto più di tanto, ma la parte finale con la spiegazione della Morte riesce a spezzarla e aprire le porte a un mood più toccante, atto a empatizzare con Bloch e la sua situazione.
Altra cosa che non mi ha convinto molto è l'infatuazione di Dylan per la ragazza di turno.
Ma ritornando a Bloch, non si puo' dire che non sia stato un albo decisivo e sopratutto rivelatore, poiché la patina da cinico e navigato ispettore è stata tolta mostrando un animo travagliato, che non è ancora riuscito a fare i conti con i suoi fantasmi.

Bellissimi e adatti i disegni di Brindisi, che regala un'interpretazione della Morte che non mi aspettavo e che ho trovato davvero ottima.

Non cambia molto... ma ultimamente stiamo superando il colmo della misura (e dell'involontariamente pedante) .

Mi spiego meglio. E non alludo alla questione dell'ori-genialità delle storie, intesi
Vabbene indicare (alcune) delle tracce narrative, degli spunti di rimando, delle contaminazioni culturali... ma in certi casi questi luoghi "interattivi" si stanno trasformando in estenuanti listoni di credits, modello vademecum didascalico del provetto autore.
Pronto ad indicare sin troppo pedestremente il ricettario composito degli ingredienti che hanno portato alla sua creatura. Un po' come La Prova del Cuoco... con la differenza che a qualcuno questa cosa va di traverso e che Bigazzi non entra a gamba tesa nominando l'innominabile - v. gattinpentola .

Come già detto, capisco la difficoltà di riempire di qualcosa di sensato quella pagina dell'Horror Club, ma negli ultimi tempi ci si sta arrabattando nel nozionismo forzoso pur di ricostruire una specie di rete sensata di citazioni e rimandi che guidino all' "anima" della storia, alle sue radici o alle sue devianze.
Come un manualetto per le istruzioni, dei Lego .

Personalmente ne farei a meno, in certi casi... o almeno ci andrei un po' più pianino.
Sono strumenti che non servono sempre al lettore, e talvolta finiscono per suppurare l'atmosfera con una sorta di granpentolonismo in cui rigirare ogni minestra pre-riscaldata...oppure con cui celebrare fra presunti aficionados occhieggianti i paradigmi sfoggiati del "genere" o delle tendenze di gruppo.

Che Dylan sia un coacervo di stimoli incanalati attraverso il suo dinamismo è cosa nota.
Ma non è detto che questi stimoli vadano spiattellati volta per volta sino all'enciclopedismo del making of non richiesto da nessuno.
Lasciamo qualcosa dietro le quinte, ogni tanto (v. Ambrosini, come stile ).
Ed evitiamo, se possibile, di aggrappare continuamente Dylan a questa o quest'altra icona pop per darsi un tono ammiccante, per soddisfare il blockbusterismo mediatico del "riconoscibile", o per rivangare lo showcase delle preferenze culturali dei singoli autori, in ambito di letture, film, fumetti, etc., tramite prestiti/omaggi/citazioni.

Credo che Dylan abbia da sé le credenziali per re-imporsi come icona, ed è quello che la fase 2 sembra voler intavolare.
Qualche passaggio sulla strada va bene, qualche stampella d'appoggio anche.
Ma per la maggior parte deve guidare lui... gli altri.
E non essere pilotato per farli accomodare sulle proprie gambe mentre sterza verso il rilancio .

ALOHA AUTOSTOP

Ma le horror club dei vecchi numeri li leggevate?
Guardate che anche lì in quanto a citare riferimenti non scherzavano.
E comunque sempre meglio vedersi scritto qualche titoli di film o libro in più che il niente assoluto (o pubblicità di quella o quell'altra uscita, a volte neanche di Dylan) degli ultimi horror club.

Infatti io parlavo di contenere, con moderazione, non di castrare del tutto.
E poi i Club dell'Orrore degli anni d'oro erano a malapena di una colonna, soffocati dagli arretrati e dalla copertina del prossimo numero, seguiti da una pagina di posta e segnalazioni.

Solo che in quella colonnina le (poche) citazioni/rimandi presenti erano sciorinati più con la sapienza divertita&discreta tipica di Mastro Sclavi, e meno con l'autocompiacimento trendy di altri...

CARE AMEBE PURULENTE... ALOHA

Più Bonelli che Sclavi, a quanto ricordo.

Io sto aspettando con trepidazione la "nuova normalità", ovvero storie senza presentazioni di nuovi personaggi, adii di vecchi o pillole di saggezza metafumettistiche sull'andamento della testata. Semplicemente storie di Dylan Dog.
Sono dell'idea che il vero rinnovamento sarà dettato dai nomi presenti sul tamburino dell'albo e dall'eliminazione di qualche paletto anacronistico, non da John Ghost, dai tablet o dal nuovo ispettore. E, visto questo sondaggio che riporto, forse non sono neanche l'unico a pensarla così : http://www.cravenroad7.it/forum/viewtopic.php?f=23&t=6091&start=0

Passando all'albo del mese muovo qualche critica:
- il redazionale. Dire a 120.000 lettori una cosa del tipo: "guardate, siccome il personaggio di Bloch ultimamente lo abbiamo usato a c@@@@, abbiamo deciso di mandarlo in pensione per farlo tornare com'era una volta e blablabla" non mi sembra una genialata (con tutto il rispetto), se si considera che 115.000 lettori non sanno ne chi sia Recchioni, ne chi sia Gualdoni, ne chi sia Marcheselli. E non gliene frega neanche niente di tutti i vari retroscena.
- dopo la storia SU Dylan Dog del mese scorso (ebbasta, che sono la rovina di ogni personaggio) speravo di trovarmi di fronte ad una sceneggiatura frizzante e ad un soggetto originale. La Barbato è seconda a pochi in fase di sceneggiatura, il soggetto purtroppo, come già qualcuno ha detto, è talmente abusato che sembra quasi una parodia delle storie dell'epoca come Tre per Zero.
- La Barbato, ripeto, è bravissima. Ma è diversa da Sclavi. Omaggiare il Tiz scrivendo una storia che dovrebbe passare dal comico al drammatico passando magari per il nonsense nel giro di 3 pagine è molto rischioso. Fra i tanti pregi a livello narrativo che aveva (ha) Sclavi quello che mi ha sempre colpito di più è la capacità di far scorrere tutto con una naturalezza disarmante, dal cambio di scena al cambio di registro, creando una sospensione dell'incredulità quasi magica di cui qua non c'è ombra.

Ed evitiamo, se possibile, di aggrappare continuamente Dylan a questa o quest'altra icona pop per darsi un tono ammiccante, per soddisfare il blockbusterismo mediatico del "riconoscibile", o per rivangare lo showcase delle preferenze culturali dei singoli autori, in ambito di letture, film, fumetti, etc., tramite prestiti/omaggi/citazioni.




Meglio non si poteva dire.