Riposto qua e se qualcuno che ne ha la facoltà può, cancelli di là!
SPOILER
Menomale che Cava sceneggia in maniera corretta e piacevole, ragazzi, e arimenomale che il COME è più importante del COSA, perché qui siamo al Nadir della consistenza di un soggetto. Trama: degli stuntman muoiono mentre fanno gli stuntman, Dylan indaga perché pare esserci qualcosa di poco chiaro. E poi? e poi un cazzo di niente. Basta. Anche la soluzione rientra nel francesismo suddetto: perché la morte e la vita, se non me le inserisci in un contesto narrativo "credibile", un cazzo di niente sono. Morivano perché la morte diceva loro di morire ("Dai, ti stai buttando da un palazzo in fiamme guidando una moto inseguita da un razzo nucleare, dì la verità, tu vuoi morì, mica fare lo stuntman: quindi mori, che ho scommesso con la vita (!) che lo fai e poi chi vince Piccatto ha promesso che la prossima volta lo disegna meglio!"). Ma dai. In Dylan "l'incarnazione" della morte come entità visiva che va in giro a dire alla gente "Muori" c'è sempre stata, ma nessuno si è mai sognato di usarla come svolta finale, perché è un trascendere la sospensione d'incredulità troppo smaccato, troppo, se vogliamo usare un termine naif, naif. Un espediente troppo grosso, talmente grosso da annullarsi da sé e ridursi, per l'appunto, a "il coso di niente" che dicevo sopra. Menomale, dicevo, che per il resto la narrazione è condotta come si deve, con il suo crescendo, i suoi personaggi ben definiti (troppo stereotipati, forse, ma con un ottimo groucho) e le sue sane citazioni (ne ho colte poche, Grindhouse, Tomb & Ghost rider), perché sennò era la fine. Si dice che la montagna partorisce un topolino: ecco, qui manco il topo se ne esce, la montagna s'era fatta monaca dieci anni fa e l'arcangelo Gabriele l'avevano messo in mobilità. Però sprecata, sta montagna, a farsi suora: 'na botta se la meritava.
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