Curiosa questa storia
.
Ancora non riesco a trovargli una collocazione di giudizio, e credo che scriverci sopra mi ajuterà
daimon-icamente a capire se sia un me(d)diocre riempitivo o un’accettabile divagazione dovuta con leggerezza.
Di certo
Medda qui non vive i suoi mitici giorni da leone(mannaro) ma neanche ruggisce da coniglio su collinetta...e questa onestamente rimane pur sempre una tiepida commediola con tanto di mostriciattolo alla
Marzano, o poco oltre
.
E da uno come Medda mi aspetterei ben altro…anche se ho il sospetto che l’influenza delle ambientazioni alla
Lukas lo stia contaminando rispetto al cinismo della (sua) realtà più dylaniata.
Il problema alla fine è sempre quello
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L’introduzione degli elementi spic(ci)cati di
continuity, per cambiare lo scenario in cui si muoverà Dylan, finiscono per strabordare sui riflettori e contare più della storia stessa, ridotta ad uno smilzo surrogato d’incubo buttato lì per non scontentare i rotocalchi.
Peccato perché, come già detto altrove, proprio q
uesti elementi di cambiamento rendono l’ambientazione viva e briosa, ma questo trasforma tutto il resto in puro contorno.
Spero perciò si arrivi il più presto possibile ad una storia “normale”, anche come schema cliente-indagine-incubo, perché questa serie di svolte che si auto-presentano in pompa (kenunze)magna cominciano a sviare dalle vere necessità sostanziali (e sostanziose,
yummy ) della testata.
Qualche intervallo non era male di tanto in tanto nella gestione del tutto, un po’ perché, se come dice Bloch stesso, si teneva tanto a mostrarci “
com’è bella Wickedford” (p.15) si poteva sfruttare anche il primo episodio dei
nuovi Almanacchi per smaltire qualcosa……un po’ perché invece di rifilarci la sequenza serrata di capitoli sulla falsa(ta)riga del:
a) Come va Bloch in pensione?
b) Chi lo sostituisce?
c) Dove si è trasferito?
d) Chi è il nuovo cattivo?
e) Metterà Dylan l’impianto a gas al maggiolone?
… si poteva dosare meglio di questa trafila forzata, ed immettere ogni tanto una storia-pausa tipo
Il Calvario o
I Raminghi per diluire la minestra, dosando con più posatezza i nuovi ingredienti imboccati, evitandoci questa indigestione che ci mette a stecchetto di storie “vere”.
Qualche parere sparso sui dettagli in attesa della fase.3 del mio modo di non-recensire:
SPOILER ***** SPOILER ***** SPOILER ***** SPOILER Cominciamo slippando sul gratuito con un bel Carpenter ridotto a macchietta beota, in crescendo ottuso: come può davvero pensare che Dylan abbia fatto a machetate il povero ciclope dopo averlo ucciso (p.7)
Solito pretesto per rendercelo scorbutico e inutilmente scettico davanti alle sventurate dylavventure.
Tra l’altro questa di Dugan è stata una parentesi monca buttata lì nel vuoto che serve solo da pretesto per un siparietto giavvisto per quanto orbamente ciclopico– nonostante siamo solo alla seconda comparsata di Carpenter!
Si cerca la continuity anche laddove questo mantra non serve (v .notizie su riabilitazione di Jenkins, p.14) ma non si allude dove viene bypassata senza ragione (lo stesso Jenkins già ex-poliziotto a pagina 97)
.
Sul
nome di Bloch giusto due cosette: per quanto la senilità di Sclavi abbia contribuito alla sua discutibile scelta, alla fine non è poi così male l’idea, per quanto…”elementare”… e troppo insistitamente rigirata sul fattore esistenziale di Bloch, che rimarrà sempre nel DNA un investigatore,
from the cradle to the grave, passando per la pensione ed il suo soggiorno da pensionante a Wicked-enzago sul Tamigi (anzi, sembra proprio la Manica).
Però aspettare –
per chi ha aspettato; io neanche ci pensavo – 340 mesi per vederselo rivelato in una strumentalissima scenetta (parlata!) alla Benny Hill, con tanto di nonnina in bici ed equivoco a margine, fa cadere le braccia mentre qualcos’altro è già inumato sottoterra per contenere la rabbia
.
Almeno la gag finale con Jenkins ha più ragione di essere…spassosa
.
Ancora sulle righe per l’insistente bisogno pro(mo)grammatico di
brindare ad un nuovo inizio (p.28) mentre l’Old Boy rinnega (sc)empiamente da vero stolto il suo miglior appellativo, proprio a due mesi dalla nascita di una collana che lo scolpisce ed incensa
.
Meno male che alla fine Bloch (p.95) afferma l’importanza del non poter cambiare, e tutto ritorna come non-nuovo.
La cosa migliore dell’albo è…:
Groucho! E la comicità surreale del cinema muto a fumetti o i dialoghi telepatici con Dylan…perché è quello lì il baffone realmente immaginato che gli ronza per la testa
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La maschera sotto la maschera però mi ricorda un altro albo: 1 centesimo di grazie a chi me lo rintraccia
.
Bloch non mi è spiaciuto affatto, sembra essersi ripreso molto bene dal
#338: lasallunga, è sveglio, dinamico, convincente, si muove con un certo savoir faire, ciazzeccasempre, non crede nel lieto fine, e la libertà lo alleggerisce. E trovo sia molto azzeccata per lui una donna come Penelope la fioraja, così teneramente esplicita e delicatamente scaltra, solo come le ultra-60enni sanno esserlo nel conquistarsi i propri sentimenti argentati
.
Unica sbavatura simil-puerile: ricorrere ai regazzati per Googlare (p.80) mi sembra un surrogato ancora più scemotto dalla corsa epifanica allo smartphone di Dylan nel numero scorso. Ma forse non si fidava della banda largotta nei pc del commissariato di Wickedford
.
L’auto-ironia soft di Dylan è ben scritta, ma certe volte esagera con la tecnica del buttarsi giù per risultare simpaticamente inetto su tutto. Adrian non sembra credere che sia così fessacchiotto (p.85), ma in realtà il Nostro non ha intuito nulla del caso e si sofferma su una falsa pista. Forse anche lui ha bisogno di una pausa, dal non-lavoro?
Adrian è finalmente un freak scorretto, sgradevole, antipatico e paraculo. Ritorna come fisionomia sul suo collega elefantesco del
#245 barbatiano, ma alla fine si rivela solo un bulletto esaltato, con qualche uscita scorbutica ed un pajo di tentacoli in più che fuoriescono dalla panza
.
Chissà che avranno detto i giornali dopo la bagarre di questo immigrato-orfano-deforme-talentuoso-alieno-eppuremostro ?! Con tanto di povero fratello siamese nell’esofago?
Male, malaccio tutta la vicenda degli autostoppisti, rapimenti ed inseguimenti compresi. Poca roba, e scritta sbrigativamente solo come contentino superfluo. E tutto lo scontro finale a pistolettate (pp.85-92) è di una goffaggine tale che neanche la risse alla ScoobyDoo eguagliano
.
Infine un appunto sul sovraccarico di nomi in lista sgomitante per entrare nella disco-presepe del nuovo casting faunistico, ingrossato sino alla bulimia orgiastica: l’accennato doc Greenhouse (pp.11-12), rimanendo sullo stesso colore... i sempreverdi quanto ammuffiti Greener Days (p.19), la tanto di
grassettata Elizabeth (p.29) fidanzata del barista Liam che neanche si degna di fare una comparsata, la tontissima Renée, gli amiconi stronzi del pub, Diane Summers che non piace a nessuno, lo sfrontato Pruitt, il puntuale Goodhall, ed infine il buon vecchio Goldstone che se la fa (giustamente)sotto rispetto all’ipocrisia dei processi mediatici…
…sono decisamente
troppo/i, per esordire nell’economia di 94pp. Forse qualche ramo secco (p. 73) andava potato prima che sbocciassero quasi a vanvera queste gemme non richieste, rinviando altrove la loro singola fioritura
.
****Qualcosa su
Nizzoli, che
a me piace tantissimo, ma sembra essersi un po’ perso rispetto a
Napoleone o anche solo a
La Dea Madre, con un leggero miglioramento rispetto agli spazi biancvuoti della
Magni-fica Creatura.
Non è che sia sotto tono, è solo che mi sembra
stia prendendo una via poco adatta a Dylan, piena di singole meraviglie così dettagliate che ricordono più un certosino illustratore, un po’ imborghesito e rabbonito verso uno stile che non osa il “lato oscuro” e difetta di sostanza.
Nei dettagli sui paesaggi, i viali, le vetrine, o gli interni si scatena, fino all’accumulo di micro-ninnoli grafici che hanno del delizioso
Bene quindi le fogne, ottime le scene di pioggia (pp.42-43), quando si fa bujo – anche in sala – meno nei fienili o dove l’azione si fa più concitata, anche se l’unica volta che fa davvero paura è con le due lamprede dall'oscuro di un impermeabile (p.60.iv), e su certe legnosità/miniature può ricordare Cossu
.
****Copertina mostruosa ma senza effetto: mancano i contorni dei tentacoli ed altre interiorità spiaccicose da mal-vagina, e questo rende tutto vaporosamente anemico o sfumato nel chewingum, a differenza di certi contorni rimarcati alla
Schiele che costituivano un tempo il pezzo forte del migliore
Stano .
*****Adesso vi lascio perché devo subaffittare il mio sgabuzzino ad un tizio che dice di aspettare la pensione per pagarmi.
Quella della madre. Perché lui sa già di non poter lavorare per arrivarci, nonostante sfoderi di continuo un iPhone6.
ALOHA (STEVE) JOBS ACT